CANTELLO Tempi di crisi anche per i benzinai ticinesi di confine. Perché il franco alto penalizza la clientela italiana, peraltro tartassata a sua volta dai continui aumenti del costo del carburante, e così cala il giro d’affari. Per questo i vertici della Erg Petroli Sa hanno deciso di adottare, proprio per una questione di risparmio sul costo del lavoro, una serie di misure decisamente drastiche. Che colpiscono i dipendenti, sia frontalieri, sia ticinesi, delle due stazioni di servizio di Stabio e di quelle di Brusino Arsizio e Fornasette.
Per il contenimento costi, infatti, la direzione ha imposto al personale frontaliero una riduzione salariale del 10%. E a quello svizzero 5 ore settimanali in più non retribuite. «Il cambio euro-franco ci obbliga di adeguare il suo stipendio», si legge nella lettera inviata settimana scorsa ai dipendenti. E secondo il direttore della Erg Svizzera, Gianpaolo Eccel «questa è l’unica via d’uscita, altrimenti si chiude». La misura servirebbe a far fronte alle perdite, circa 50 mila franchi al mese, più o meno 40 mila euro, che secondo i dirigenti del gruppo sono dovute al calo dei rifornimenti in Ticino dopo il crollo dell’euro. Complessivamente la ditta impiega 19 persone, due residenti in Svizzera e 17 frontalieri, tutti provenienti dal Varesotto. E per questi ultimi, che secondo l’azienda grazie al franco forte hanno visto rivalutarsi notevolmente il proprio stipendio, si profila una decurtazione di parte del salario. Quindi, secondo Eccel, «per solidarietà» è stato chiesto ai dipendenti non frontalieri di lavorare qualche ora in più. Davanti ai sindacati, però, tutti lavoratori hanno ribadito «che non hanno nessuna intenzione di accettare il provvedimento». Secondo il portavoce dell’Ocst, l’Organizzazione cristiano sociale, Giorgio Fonio, «questi sono ricatti» e che «un atto di solidarietà sarebbe che a ridursi le paghe siano i manager».
Così la situazione è incandescente. Al punto che il sindacato Octs «si dice pronto a passare alle maniere forti». «Siamo disposti a bloccare le pompe – fanno sapere – perché le richieste inviate ai lavoratori rappresentano un ricatto». Ma non solo. «Non abbiamo alcuna intenzione di accettare i modi di questi manager – aggiunge il sindacalista Fonio – perché violano la dignità dell’operaio. Come sindacato abbiamo l’obbligo di difendere il tessuto sociale. I dipendenti sono carichi e motivati e pronti ad affrontare il futuro. E a opporsi questi metodi inaccettabili».
b.melazzini
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