– «È stato qualcosa di meraviglioso»: non nasconde la gioia, , nel raccontare il suo viaggio in India nella regione di Andra-Pradesh con la quale la comunità di Bosto è legata da più di un decennio.
Ricordate l’olio di Sant’Imerio? Quelle olive raccolte a ottobre, poi spremute, imbottigliate e distribuite in occasione della festa del santo a febbraio, sono destinate a finanziare iniziative a sostegno delle attività dei sacerdoti indiani e per l’adozione di alcuni ragazzi.
Adozioni che ormai vengono attuate anche, come “buona abitudine”, dalle famiglie di Bosto, che si autotassano di una decina di euro al mese. E così fu che cinque amici lasciarono Varese con destinazione India per incontrare i ragazzi e i sacerdoti di riferimento delle loro comunità: , , , e il nostro . «Io sono andato con loro. Volevo fare un’esperienza fuori dal normale sotto tutti gli aspetti per lavorare su me stesso e per uscire un po’ dalla nostra società fatta di pregiudizi». Gabriele lì ha incontrato una realtà diversa fatta di grandi contrasti, di fasti e povertà, ma anche di valori «che noi non conosciamo più: il rispetto e la voglia di aiutare gli altri». Un viaggio indimenticabile e travolgente: «È qualcosa di inspiegabile e meraviglioso. Tornerò. Ho vissuto qualcosa di stupendo. L’accoglienza è stata unica, mi sono sentito una star».
Una “voglia d’India” che si radica nella consapevolezza che in quelle terre lontane ci sia veramente bisogno di aiuto. «Hanno bisogno di persone come noi. È una situazione triste per la grande povertà che si contrappone a una ricchezza ostentata: puoi trovare un tempio induista super e a dieci metri incontri uno storpio che vive per strada o i bimbi che fanno la cacca per terra».
Tornare sarà allora far vivere a quei ragazzi una realtà
diversa, un’occasione per sorridere: «Per farli sentire qualcuno, anche solo per cinque giorni». Infondo basta poco per regalare loro momenti di felicità. Gabriele e i suoi amici mentre erano in visita a un villaggio hanno indossato le maglie da calcio della nazionale italiana e hanno giocato quasi senza fine con quei ragazzi. Hanno regalato caramelle e penne, piccoli gadget che per quei ragazzi sono stati una gioia infinita. Prima con don Leone e poi con don Giva i varesini hanno incontrato ragazze e ragazzi, bambine e bambini che vivono in condizioni precarie. «Ci hanno accolti come dei in terra, con cerimonie, collane al collo, danze tipiche tradizionali e lavaggio dei piedi con il latte. Una cosa che ti lascia senza parole. Fuori dai villaggi che abbiamo visitato abbiamo visto la povertà assoluta».
Immagini forti che vanno dritte al cuore e che tutti potranno conoscere sabato 27 febbraio, proprio a Bosto, in occasione di un’incontro-apericena durante il quale Gabriele e i suoi compagni di viaggio proietteranno gli scatti e i video dello straordinario viaggio cercando di far capire l’utilità delle adozioni a distanza.