Alla mensa di via , nell’ultimo mese e mezzo, c’è stato un graduale di bocche da sfamare. Adesso i sacchetti con i viveri sono passati da 210 a 365. Ogni sera si mette mano alle scorte di cibo. Ad incolonnarsi in fila, fila lunghissima che si snoda in tutta la strada, sono che non parlano l’italiano. Alcuni però conoscono il francese e, ai volontari che parlano questa lingua, hanno raccontato di essere . Di avere un tetto sopra la testa, ma di non avere cibo. Ma, se questi ragazzi fossero profughi “distribuiti” dallo Stato alla nostra provincia, avrebbero sia vitto che alloggio. Sul territorio del nostro comune – sia all’amministrazione che alle forze dell’ordine – risultano presenti tra 10 e i 15 profughi, nessuno in più.
Non si esclude che nei prossimi giorni saranno organizzati controlli ai cancelli della mensa. Ma, nel frattempo, restano tante domande e il timore che l’emergenza immigrazione stia scappando di mano.