John Elkann dice che bisognerebbe capire perché Conte fa lavorare così tanto i giocatori in nazionale, e che forse vuol passare alla storia come il selezionatore che ha provocato il maggior numero di infortuni. Francamente mi pare esagerato: ha ragione il commissario tecnico quando dice che alla Juve non gli chiedevano se faceva lavorare troppo o troppo poco. Gli chiedevano di vincere e basta. Elkann avrebbe dovuto usare maggiore prudenza, magari quella di Buffon che ha spiegato come quell’incidente a Marchisio avrebbe potuto succedere ovunque.
Giovanni Vanetti
Tecnicamente, ha ragione Buffon: un ginocchio che si gira durante il riscaldamento rappresenta la casualità. È successo a Coverciano, poteva accadere a Vinovo. Storicamente, il guaio fa pensare a una situazione di precedente logorio: di giorni o di settimane? Pragmaticamente, suscita sconcerto la diversità di diagnosi tra i sanitari di Firenze e quelli di Torino: a) rottura del legamento; b) no, nessuna lesione. Emotivamente, sembrano giustificabili sia Elkann sia Conte. Elkann (1) è l’azionista di riferimento della Juve,
che è a un passo dallo scudetto e a due dalla semifinale di Champions League: avendo già perduto Pogba e non ancora recuperato Pirlo, fare a meno di un altro fuoriclasse come Marchisio è un rovescio del destino difficile da metabolizzare. Conte (2) è l’allenatore della nazionale, non solo il selezionatore: fa lavorare come si lavora nei club, e se non lo facesse gli sembrerebbe di sfuggire al suo dovere. Perciò s’infuria quando gli viene rimproverato di sbagliare in ciò che ritiene giusto. Il problema è che nell’intenso calcio di club le nazionali sono di troppo: lo sa Elkann e dovrebbe saperlo anche Conte.
Max Lodi