Ginevra, 8 feb. (Apcom) – Gli svizzeri hanno approvato a larga
maggioranza il rinnovo e l’estensione alla Bulgaria e alla
Romania degli accordi sulla libera circolazione dei lavoratori
fra la Confederazione elvetica e l’Unione europea, al termine di
una campagna particolarmente tesa. Secondo i risultati ufficiali,
il ‘sì’ ha ottenuto il 59,6% de voti con 22 dei 26 cantoni che si
sono pronunciati a favore della collaborazione con Bruxelles che
dal 2002 ha consentito a 200.000 europei di lavorare in Svizzera.
Il ‘no’ ha raccolto il 40,4% dei suffragi, imponendosi in soli
quattro cantoni.
Il risultato ha sorpreso non pochi commentatori che non
escludevano che la crisi economica accentuasse le preoccupazioni
degli elettori, costretti oggi a confrontarsi con una crescente
disoccupazione. L’esito del voto è stato seguito molto da vicino
da Berna e Bruxelles poichè in gioco erano diversi anni di
cooperazione economica. La libera circolazione, in vigore dal
2002, è infatti associata ad altri sei accordi, i Bilaterali I,
che facilitano gli scambi commerciali. In caso di una bocciatura
del referendum, tutti questi accordi sarebbero automaticamente
saltati secondo la “clausola della ghigliottina”. Bruxelles aveva
fatto sapere inoltre che anche l’adesione della Svizzera agli
accordi di Schengen sarebbe stata annullata.
Il sollievo era pertanto tangibile fra i fautori del rinnnovo
degli accordi, ovvero quasi tutti i partiti elvetici e gli
ambienti economici. “E’ il linguaggio della ragione che ha
prevalso”, ha commentato il presidente del Partito socialista,
Christian Levrat, plaudendo, come il presidente del Partito
cristiano democratico (Pdc), Christophe Darbelley, alla “maturità
politica svizzera”.
Il ‘sì’ “spazza via in maniera categorica l’opzione della via
solitaria per la Svizzera”, ha commentato il presidente del
Partito radicale democratico, Fulvio Pelli. “Ci garantisce
relazioni positive e stabili con il nostro più grande cliente,
l’Unione europea” e ci “permetterà di attraversare i prossimi
mesi sotto i migliori auspici”, ha detto ancora.
Anche la ‘Economiesuisse’, la Confindustria elvetica, molto
attiva nella campagna, ha espresso soddisfazione per un risultato
“nell’interesse generale del Paese”.
Il voto rappresenta invece un duro colpo per la destra populista
dell’Udc, ritornato al governo due mesi fa e unico partito ad
aver condotto una campagna aggressiva contro gli accordi con
Bruxelles. Il deputato dell’Unione democratica del centro (Udc)
Dominique Baettig, ha detto che “fra i due mali, gli elettori
hanno scelto il minore, che è la fuga in avanti”. “L’Europa non è
attraente di per sé. E’ riuscita nell’intento di far paura perché
la gente scegliesse quello che crede il suo interesse a breve
termine”, ha detto ancora con tono rammaricato. Per il deputato
dell’estrema destra, Hans Fehr, “i fautori del ‘sì’ dovranno
assumersi la loro responsabilità” fra qualche mese quando la
disoccupazione sarà alle stelle. Alcuni membri dell’Udc non hanno
escluso la possibilità di convocare un nuovo referendum, questa
volta per “limitare la libera circolazione delle persone”.
Cep
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