Wells non piace. Wells non tira. Wells non prende iniziativa. Wells ha paura. Wells pagherà dazio contro Maynor. Sull’attuale playmaker della Openjobmetis di Attilio Caja si è davvero detto molto, un po’ di tutto, viste e considerate le sue iniziali difficoltà di adattamento al campionato italiano.
Si è anche dubitato, noi per primi, che non fosse adatto al ruolo ed al contesto. E non ha ancora dimostrato al 100% di esserlo. Anche contro Capo d’Orlando ha iniziato male, come altre volte, e ci ha messo tempo a carburare. E, soprattutto, ha fatto spesso fatica a battere Maynor nell’uno contro uno, ben sapendo che Eric non è il più efficiente difensore del pianeta cestistico.
Però un miglioramento c’è, si è visto, e gli va riconosciuto: a livello difensivo ha lasciato Maynor ad un solo assist in tutta la partita, a livello offensivo di assist ne ha messi 7.
Quindi si, c’è vita, c’è reazione, c’è crescita, anche se a piccoli passi. Serve pazienza, la stessa che era servita per aspettare Maynor durante i suoi due trascorsi biancorossi.
Ben sappiamo che il talento e la fantasia offensivi non sono gli stessi, però avvertire fiducia aiuta a far meglio. Wells resta un giocatore da aspettare, da coccolare, perché la situazione attuale di questa squadra lo permette. Avere otto punti in classifica con un playmaker che ancora non ha carburato completamente può essere visto come un margine di miglioramento interessante.
In alcuni frangenti ha dimostrato di esserci, nei finali contro Pesaro e contro Capo d’Orlando è salito di livello, ha messo in campo giocate importanti, di personalità.
In una squadra che funziona, e questa funziona nonostante tutti i suoi difetti, Wells può essere aspettato e non criticato.
C’è spazio e fiducia per crescere: conviene a tutti quanti.