Il vero nemico della politica, oggi, è l’antipolitica. La disaffezione che sempre più cittadini, e a tratti giustamente, provano nei confronti del mondo delle istituzioni e di chi ne fa parte.
Le recenti tornate elettorali mostrano uno scenario allarmante, che era di fatto già emerso da almeno tre anni a questa parte, con il progressivo calo del numero di aventi diritto al voto che si recano alle urne.
A chi appartiene all’enorme partito degli astenuti si può rimproverare che rinunciare al voto non rappresenta tanto una forma di protesta contro la politica, quando il rischio di indebolire il valore di quella che è una conquista storica, ovvero la possibilità per ogni cittadino di partecipare alla vita pubblica. Di conseguenza, a lungo andare, l’astensione sarà un boomerang che finirà per colpire chi oggi la applica.
Ma allo stesso tempo non si può non sottolineare la causa di questo malcontento, di questa disaffezione, che consiste nella mancanza di risposte che il mondo politico dà alla cittadinanza.
Siamo in un’epoca di crisi senza precedenti. Crisi morale e culturale.
E sarà possibile invertire la situazione solo con una forte classe dirigente, in grado di riacquistare quel ruolo di guida che ebbero, ad esempio, i partiti politici della nascente Repubblica italiana, all’indomani della fine della guerra, raccogliendo le rovine di una nazione devastate.
L’auspicio di ogni cittadino con il senso di appartenenza alla propria comunità è quello di vedere, alle prossime elezioni, sia regionali che politiche, dei partiti in campo che sappiano finalmente offrire proposte concrete per il miglioramento del nostro Paese e delle numerose realtà locali che ne fanno parte. Una premessa di questo tipo era d’obbligo, perché da questo momento, per parlare di politica e affrontare le varie iniziative delle forze in campo, bisogna contestualizzare la situazione d’emergenza che stiamo vivendo.
Nella conferenza stampa di ieri mattina, i vertici locali, e non solo, di Forza Italia hanno presentato un percorso che appare molto interessante. E che sembra avere ben individuato le problematiche da affrontare. L’elemento dell’astensionismo è stato centrale, e non tirato fuori a vanvera, dal momento che la risposta che gli azzurri vogliono dare è quella di costruire una forte alleanza tra le diverse forze sia politiche che civiche, puntando in particolare sulle esperienze positive di queste ultime. Forse hanno imboccato una delle poche strade per riuscire a riportare la gente al voto. E soprattutto per farla riaffezionare alla gestione della cosa pubblica.
La costruzione dal basso della politica, il coinvolgimento, tramite i rappresentanti eletti nelle varie comunità locali, dei cittadini in prima persona, l’ascolto per strada, se non addirittura porta a porta, può essere l’ultimo tentativo per non far morire quella politica che è necessaria al mantenimento della nostra civiltà. Perché parole come libertà e democrazia perderebbero di significato se non ci fosse chi lavora per renderle attuali.