MONTEGRINO VALTRAVAGLIA – A inizio dicembre aveva incendiato il portone di ingresso del Municipio di Montegrino Valtravaglia, e negli scorsi giorni è stato identificato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Luino e iscritto nel registro degli indagati per i reati di danneggiamento a seguito di incendio, aggravato dall’aver agito in pregiudizio di un edificio pubblico.
A distanza di alcuni giorni è l’indagato, un 52enne, a spiegare i motivi di quell’episodio. «Avevo chiesto al Comune, sia di Montegrino che di Varese, un aiuto economico per la sepoltura di mio padre presso il cimitero di Luino, una richiesta prevista dal nostro ordinamento a determinate condizioni che, nel mio caso, sussistono. Mio padre aveva già comprato un posto al cimitero per lui, nel 1975, quando era morto suo padre».
Il 2 dicembre il 52enne ha saputo, in via informale, che era stata disposta la sepoltura del padre nel cimitero di Bosco Valtravaglia per la mattina del 4 dicembre, tramite un’agenzia di pompe funebri di Origgio. «Non essere informato è stata per me un’offesa ingiusta, così ho proceduto alla tutela dell’onore della mia famiglia attraverso un atto che ritengo proporzionale e finalizzato ad impedire l’imminente e intenzionale sepoltura della salma di mio padre nel cimitero sbagliato, senza dirmi nulla, e soprattutto da parte di chi non aveva alcuna legittimità a farlo», continua l’uomo.
«La legge infatti, ho poi scoperto, prevede che in questi casi sia solo il Comune dove è avvenuto il decesso a farsi carico delle spese per consegnare la salma al Comune di destinazione, quello di Luino nel mio caso, e siccome il decesso è avvenuto a Varese allora il Comune di Montegrino, pur essendo quello di residenza di mio padre, non aveva alcuna competenza ed erano quindi obbligati a sollecitare l’intervento del Comune di Varese», spiega ancora il 52enne.
«Alla mattina del 3 dicembre, ore 6.30 circa, ho inviato infatti una PEC (che identifica in maniera inequivocabile sia il mittente che il destinatario) al Comune di Montegrino per intimargli di non procedere con la sepoltura della salma di mio padre e di interrompere ogni loro interessamento per quella pratica, partendo anche dal presupposto che le telecamere esterne al Comune di Montegrino mi avessero ripreso ma purtroppo non funzionavano, e infatti i carabinieri giunti sul posto hanno subito capito che l’autore del danneggiamento al portone del Comune potevo essere io (anche in funzione delle mie PEC inviate poco prima)», va avanti il 52enne.
In ogni caso, però, le indagini hanno fatto il loro corso e i militari dell’Arma hanno preso visione delle telecamere di videosorveglianza, tra Grantola e Cunardo, dove il 52enne si reca sempre a far benzina. Quando i carabinieri sono arrivati a casa del 52enne, è stato lui a confermare di essere l’autore del danneggiamento al portone.
«Ho confermato l’episodio in forma di dichiarazioni spontanee da me sottoscritte, ed ho già chiesto di essere interrogato dal magistrato titolare del fascicolo, la dottoressa Maria Claudia Contini della Procura della Repubblica di Varese», la quale dovrà valutare la posizione dell’uomo.
«Ciò che conta per me è che la salma di mio padre è rimasta presso l’obitorio dell’ospedale di Varese in attesa di essere sepolta presso il cimitero da lui scelto quando era in vita, ossia quello di Luino: dove ci sono le salme dei suoi genitori, dove c’è già un posto comprato da lui stesso anni fa e dove lui mi aveva chiesto di essere sepolto. Mi aspetto quindi che le indagini in corso possano fare piena luce su questa decisione», conclude l’uomo.