Inceneritore, l’ultimatum del sindaco

Farioli pronto a far saltare il banco davanti ai colleghi dei 27 Comuni Accam. Giorni decisivi: il 22 dicembre l’ora della verità. «Pronto a smantellare tutto»

– Accam, Busto è pronta a far saltare il banco: «O si raccoglie la sfida dello sviluppo sostenibile o si chiude l’impianto». È quello che il sindaco è pronto ad annunciare ai colleghi dei 27 Comuni soci Accam, ad ormai solo tre settimane all’assemblea decisiva del 22 dicembre. Il tempo stringe, ma il clima attorno al futuro della società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nell’inceneritore di Borsano è ancora avvolto nelle nubi.

Basta ambiguità, questo il senso della sfida lanciata da Farioli, che peraltro trova molte resistenze anche nella sua stessa maggioranza (non è un mistero che la Lega Nord nutra parecchi dubbi sul revamping di una sola linea, che sembra essere la soluzione che va per la maggiore): il richiamo del sindaco della città che da più di quarant’anni ospita l’inceneritore si allargherà anche agli altri enti, Provincia e Regione, che nel 2009 avevano sottoscritto una convenzione che prevedeva oltre 20 milioni di compensazioni ambientali,

e non solo, per Busto Arsizio, fondi in gran parte rimasti solo sulla carta. Così, di fronte alla confusione con cui si avvicina l’assemblea dei soci del 22 dicembre, chiamata a decidere quale scenario percorrere per il futuro di Accam, Farioli vuole che tutti escano allo scoperto. Ed è pronto a “minacciare” che tutti i Comuni soci si assumano le responsabilità legate allo spegnimento dell’impianto. «Lavorerò fino all’ultimo per una soluzione sostenibile e seria, ma se così non fosse sono pronto già dal 23 dicembre ad avviare le pratiche per lo smantellamento immediato dell’inceneritore di Borsano, anche perché le recenti autorizzazioni concesse ad altri impianti come Desio lasciano presupporre che non ci sarà un’emergenza rifiuti».

Paradossalmente, è quello che da anni chiedono i comitati. Ma se Busto facesse saltare il banco, potrebbe costare molto ai Comuni soci. Nei giorni scorsi, il presidente di Accam ha quantificato in 36 milioni il costo effettivo dello smantellamento dell’inceneritore, tra svalutazioni (almeno 20 milioni), scorte, costi di bonifica e penali. Mentre cinque piccoli Comuni dell’Altomilanese sono usciti allo scoperto, ponendo questa domanda ai colleghi: «Investire 13 milioni per la Fabbrica dei Materiali che sicuramente ha una gestione elastica e slegata dai fattori esogeni citati oppure rischiare quasi 40 milioni, se le banche li prestano, per il revamping dell’inceneritore che invece è un impianto rigido e legato a fattori di rischio indipendenti anche dalla buona volontà di soci ed amministratori?».