Inchiesta sui fondi della Lega Indagati Bossi, Renzo e Riccardo

VARESE Umberto Bossi e suoi figli Renzo e Riccardo hanno ricevuto un’informazione di garanzia firmata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini titolari dell’inchiesta.
Nei confronti del leader della Lega, in concorso con l’ex tesoriere Francesco Belsito, si contesta il reato di truffa ai danni dello Stato.
Gli inquirenti parlano di «atto dovuto»: Umberto Bossi risponde infatti come legale rappresentante del partito in quanto firma i rendiconti che portano all’erogazione

dei rimborsi elettorali. Nei confronti del leader del Carroccio, a differenza dei suoi due figli, da quanto si è saputo, non c’è alcuna contestazione che riguarda presunte spese personali.
«Umberto Bossi firmava i rendiconti del partito». È quanto avrebbe detto in sostanza ai pm di Milano la responsabile amministrativa di via Bellerio,
Nadia Dagrada. Le dichiarazioni della dirigente sarebbero, da quanto si è saputo, uno degli elementi su cui si fonda l’accusa di truffa ai danni dello stato a carico del Senatur.
Renzo e Riccardo Bossi, i due figli del Senatur, sarebbero indagati dalla procura di Milano per appropriazione indebita in relazione alle loro spese personali pagate, secondo l’accusa, con i fondi del partito.
Anche il senatore Piergiorgio Stiffoni ha ricevuto un’informazione di garanzia nella quale si contesta il reato di peculato. Il sospetto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che coordina le indagini assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, è che abbia usato a fini personali i fondi destinati al Senato e sul cui conto corrente aveva la firma.

LE REAZIONI
«Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte. Largo ai giovani e a chi è capace. Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro». Lo ha
scritto su Facebook Roberto Maroni prima della diffusione della notizia sull’avviso di garanzia a Umberto Bossi.
«Apprendo la notizia dalle agenzie di stampa. Mi sembra di capire che  questi eventi rappresentino l’epilogo di tutto quello che si è letto e dei fatti che abbiamo letto in tutte queste settimane». Così il presidente del Veneto Luca Zaia riguardo agli ultimi sviluppi dell’inchiesta milanese con il coinvolgimento anche di Umberto Bossi. «Personalmente – aggiunge – ho sempre avuto ed ho estrema fiducia nella magistratura, che è l’unica  titolata a celebrare i processi e quindi a verificare ed accertare la  verità all’interno delle uniche sedi deputate, ovvero i tribunali. Anche in questo caso, alla fine di questo percorso se saranno riconosciute responsabilità chi ha sbagliato dovrà pagare».

s.bartolini

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