I varesini non sono felici. Almeno, non quando twittano. Lo dice il rapporto “iHappy 2013” che, analizzando tutti i cinguettii pubblicati lo scorso anno nel Varesotto, pone la provincia al settantatreesimo posto in Italia nella classifica della felicità.
Pubblicato ieri in occasione della Giornata mondiale della felicità indetta dall’Onu, questo studio è stato realizzato per conto della rivista Wired da “Voices from the blogs”, una spin-off dell’università degli Studi di Milano cofondata da , docente di Politica economica dell’Insubria.
«Per elaborare questa classifica prendiamo un campione senza rappresentatività statistica e individuiamo il sentimento che viene espresso», spiega il docente, «dopodiché insegniamo al computer a fare lo stesso». Tocca alla macchina, quindi, “leggere” tutti i cinguettii e calcolare la percentuale di quelli felici.
Quella del Varesotto è pari al 56,3%, il terzo miglior dato in Lombardia. C’è poco da stare allegri, però: il dato è inferiore di 4 punti alla media nazionale. Ma soprattutto pone la provincia dei Laghi al 73simo posto in classifica, ben 31 posizioni in meno rispetto al 2012.
Estremamente volatile
Questo non significa che i varesini siano tutti depressi o che questa zona sia particolarmente problematica, tanto da indurre chi ci abita all’infelicità. «L’indicatore», spiega Porro, «riflette il sentimento incidentale del momento. E quindi può essere estremamente volatile». Per capirlo basta pensare al motivo per cui si twitta.
Ad esempio, se ci si lamenta perché si è in coda in autostrada, il computer registrerà l’infelicità. Esattamente l’opposto avverrà se si racconta ai propri follower quanto era buono il gelato che si è appena mangiato. Alla base dell’indice ci sono dunque «ragioni di brevissimo periodo, ma anche aspetti più strutturali».
In inverno rifioriamo
E non per forza legati al territorio. A livello nazionale uno dei picchi di infelicità ha coinciso con le dimissioni di Ratzinger. Mentre l’elezione di Papa Francesco ha fatto schizzare in alto la felicità su Twitter. È un dato che riguarda il Paese, ma che si ritrova anche a Varese.
Una provincia che lo scorso anno ha vissuto un andamento particolare dei sentimenti sul social network che cinguetta. «A livello nazionale l’inverno è una stagione più infelice dell’estate, qui avviene il contrario». Partito da poco più del 50% all’inizio del 2013, la felicità dei varesini ha toccato il picco sfiorando il 65% tra la fine di febbraio e l’inizio del mese di aprile.
Quando ha ricominciato a scendere arrivando sotto al 50% tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Per poi risalire verso la fine dell’anno fino al 55%.
«L’estate è un periodo legato al turismo, alla bellezza estetica, alla propria frequentabilità», l’analisi di Porro, «il fatto che la crisi perduri fa sì che si vada meno in vacanza», impattando sulla felicità dei varesini. Anche così si spiega il crollo nella classifica delle provincie.
Un calo che è generalizzato un po’ in tutto il Nord Italia. «Credo che si possa individuare nella difficile situazione economica la spiegazione strutturale di questo risultato». Insomma, non c’è da preoccuparsi: il Varesotto non è diventato tutto d’un tratto la culla dell’infelicità.
E voi, cari lettori, siete felici o infelici in provincia di Varese? Cosa vi rende tali?
Qual è stato l’evento più bello e quale quello più brutto del 2013? Raccontatecelo su Twitter, utilizzando l’hashtag #happyvarese.n Riccardo Saporiti
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