Tra i maggiori rischi per i lavoratori ci sono le cadute dall’alto: da un ponteggio, da un silos, da un macchinario, da un’impalcatura. Tutti i settori presentano tale rischio: tanto che, come raccontato durante l’incontro organizzato da Univa nella sede di Saronno dell’associazione, proprio questo genere d’infortunio rappresenta, secondo l’ultimo rapporto dell’Inail, una delle principali cause di incidente mortale sul posto di lavoro.
Prevenire è dunque necessario. Soprattutto se si conta che dall’inizio del 2013 in Italia si sono registrati 49 decessi sul lavoro causati proprio da cadute dall’alto. Di questi nove casi si sono verificati in Lombardia e tre in provincia di Varese.
I fattori più frequenti alla base delle cadute dall’alto dei lavoratori che operano ad almeno due metri di altezza sono il mancato uso dei dispositivi di protezione, come le cinture di sicurezza, gli errori di comportamento, ma anche l’inadeguatezza delle attrezzature utilizzate. Tra i settori più colpiti, dato l’ampio utilizzo di impalcature e ponteggi, ci sono i cantieri, poi l’agricoltura.
«Il problema della sicurezza – hanno spiegato gli esperti Romolo Balasso, Presidente di Tecnojus, e Thomas Mazzoleni, Responsabile Formazione Somain Italia – non è quello che le persone non sanno, ma quello che le persone pensano di sapere». La sicurezza non si improvvisa ed ogni azienda deve conoscere i propri rischi, quelli inerenti alla propria attività e al proprio ambiente, per «poi predisporre le adeguate misure preventive, ovvero quelle in grado di abbassare le probabilità di accadimento di un evento incidentale, e protettive in modo che se l’evento accade il danno deve essere della minor gravità possibile».
Regole necessarie non certo per rispettare il semplice buon senso, ma misure previste e richieste dalla normativa che le imprese devono conoscere e mettere in pratica. Per salvare vite umane e per non incorrere in sanzioni pesantissime.
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