Grilli, locuste, cavallette, tarme, bachi: ai più solo a nominarli questi insetti mettono ribrezzo. Eppure da gennaio potremmo ritrovarceli in tavola, non solo mischiati in croccanti insalate, ma anche polverizzati e utilizzati come farina per craker o pane al grillo.
Ebbene sì, perché dal primo gennaio 2018 entrerà in vigore il regolamento europeo sui Novel Food che potrebbe portare sui mercati europei cibi e ingredienti sino ad ora lontani dalle nostre tavole. Il Regolamento in questione, spiega la Fiesa, ovvero la Federazione Italiana Esercenti Specialisti dell’Alimentazione di Confesercenti, consentirà così di riconoscere anche gli insetti interi e le loro parti sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da Paesi terzi.
Resteranno ovviamente esclusi dai Novel Food tutti quei prodotti considerati pericolosi e già disciplinati da una specifica normativa quali OGM, enzimi, additivi e aromi, però gli insetti non solo i soli che potranno arrivare sui mercati italiani: dovrebbe essere contemplata una categoria che comprenda gli alimenti di origine vegetale ottenuti con pratiche non tradizionali di riproduzione, ma anche alimenti con una struttura molecolare nuova o volutamente modificata e alimenti da colture di cellule o di tessuti ottenute da animali, vegetali, microorganismi, funghi o alghe.
Insomma, non è solo l’arrivo degli insetti a porre più di qualche dubbio: «Si tratta della “globalizzazione onnicomprensiva” – spiega , presidente di Fiesa – all’interno della quale trova ha il suo spazio anche il novel food». Ma a questo punto è necessario correre un po’ ai ripari: «La UE dovrebbe impegnarsi a valorizzare e a riconoscere i prodotti alimentari della tipicità e della tradizione europea e, nello specifico, del nostro Paese». Altrimenti accanto alle pesche di Monate, gli Asparagi di Cantello e la Formaggella del Luinese, solo per citare i più noti, potremmo presto trovare anche a Varese allevamenti di bachi e cavallette.
Il nostro è infatti un settore, quello degli alimentari e bevande, che sul territorio macina numeri tutti in crescita e di un certo rilievo: nel 2016 rispetto al 2015, è cresciuto del 10,9% in esportazioni contro una media italiana del 3,6% e in valore assoluto parliamo di 492,3 milioni di euro.
«Certo il mondo cambia, siamo più multiculturali e ognuno è libero di mangiare ciò che vuole – aggiunge Angelotti – ma finora per noi gli insetti hanno sempre rappresentato sinonimo di sporcizia e poca igiene. Quale sicurezza igienica sarà garantita? Quali saranno le conseguenze per l’ambiente, dove saranno allevati? Non abbiamo alcuna garanzia, non ci appartengono culturalmente.
Siamo però confortati dalle scelte dei consumatori italiani che continuano a scegliere e preferire i nostri prodotti tradizionali».