– «Non hanno picchiato soltanto quell’uomo, hanno picchiato tutti coloro che ogni giorno lavorano armati della sola volontà di cambiare le cose. E se fossimo un Paese più civile, potrei dire: non hanno picchiato soltanto lui, hanno picchiato la nostra intera società».
, che da anni opera nell’ambito del volontariato sportivo e non solo in sostegno delle persone diversamente abili, interviene sul caso dell’uomo con disabilità picchiato da tre sconosciuti mentre attendeva il pulmino che avrebbe dovuto portarlo a fare terapia in una vicina struttura. La domanda che ci si pone sempre in questi casi è: da dove arriva gente simile? «Arriva dall’ignoranza – spiega Bof – arriva dall’egoismo, dalla mancanza di cultura. Faccio un esempio: anni fa il disabile veniva trattato come lo stupido del gruppo.
Crescendo, però, diventava l’adulto e poi l’anziano a cui tutto il paese voleva bene. A cui tutto il paese dava una mano e non per sentirsi più buoni, ma perché veniva spontaneo farlo. Tra i ragazzini c’era l’ignoranza, ma c’era anche l’innocenza. E questo è un patrimonio che abbiamo perduto».
Ignoranza, dunque. «Se la mamma a tavola, la sera, racconta che ha fatto tardi perché l’autobus ha impiegato 15 minuti a far salire il “rompiballe” in carrozzina, il figlio accanto a lei percepirà questo messaggio: disabile uguale rompiballe. E lo stesso è a scuola: se il disabile in classe è quello che “rompe le scatole” ai docenti, gli altri studenti percepiranno esattamente lo stesso messaggio».
Quelle botte all’uomo con disabilità, così per ridere, oppure perché aveva bofonchiato qualcosa tra se e se, arrivano da qui. «Arrivano da un impegno nei confronti della disabilità che è di facciata – continua Bof – Paraolimpiadi di Londra: le hanno presentate come il paradiso, nessuna barriera. Peccato che poi una persona in carrozzina impiegasse trenta minuti per salire su un treno. Basta ipocrisia, basta. Quegli schiaffi sono sul viso per chi davvero ogni giorno lotta affinché il disabile possa raggiungere autonomia. Perché adesso avrà paura di andare ad aspettare il pulmino da solo». Quindi una riflessione: «Sono pronto a scommettere che i genitori dei tre che hanno aggredito quell’uomo, messi davanti a quanto compiuto dai figli direbbero: ma dai è stata una ragazzata».
Che fare? «Far crescere insieme bambini normodotati e bambini disabili – conclude Bof – sin dall’asilo. Senza andare continuamente a sottolineare la diversità. E’ così, è normale che lo sia. E posso garantire che il bimbo normodotato di tre anni uscirà dall’asilo camminando adagio, rispettando i tempi dell’altro. L averità è che parliamo di una legge sul “dopo di noi”, quando non siamo neanche pronti per il “noi presenti”».