L’amore dei varesini per la loro montagna è caldo, è bello, è forte, è prepotente. Così prepotente da sfidare il freddo di una domenica mattina e la voglia di rimanere tranquilli davanti al camino, così robusto da scambiare la tazza del caffè con badili e rastrelli e mettersi al lavoro far tornare a risplendere il paradiso dopo l’inferno. Così predominante da prendere a pugni il disastro e l’inciviltà di quel (uno, due, tanti, non importa) vigliacco piromane con le armi del sorriso, della collaborazione, della solidarietà. Badili
Ieri mattina, per la prima volta dal mese scorso, i volontari e le Gev del Parco Campo dei Fiori sono saliti tra i boschi varesini per dare il proprio contributo all’azione di pulizia di quei sentieri che l’incendio di sole poche settimane fa aveva devastato, mandando in cenere circa 100 ettari di verde.
Una quarantina di volontari sono partiti alle 8 dal Palazzetto per raggiungere il sentiero 9, un percorso di oltre 3 chilometri che collega il Monte San Francesco a Velate. Lì, ad attenderli, c’erano otto Gev, le guardie ecologiche volontarie, già cariche dopo un giro di perlustrazione. Due sorrisi, qualche pacca sulle spalle, i giubbetti catarifrangenti lanciati a ciascuno dal cassone di un pick-up e via, si parte. Il sentiero 9, meta di camminate e adrenaliniche discese in bici, si biforca in due percorsi. Qui le fiamme sono state relativamente meno dirompenti «anche se il rischio era altissimo – spiega la Gev – Se fossero passate sarebbero arrivate alle ville della zona. I pompieri e la Protezione Civile sono stati molto bravi a contenerlo e non a farlo passare».
I trenta volontari, coordinati dalle Gev, si sono divisi in due squadre in modo da poter battere tutte e due le vie del sentiero per congiungersi poi alla fine, a lavoro terminato.
Badili, rastrelli, picconi, taniche di benzina per i soffiatori e le motoseghe: tocca fare un po’ a testa per portarle, ad ogni passaggio, un pelo più giù. Tra un sasso preso e tolto dalla via e mucchi di foglie raccolti per liberare la strada principale, l’iniziale imbarazzo tra persone sconosciute viene rotto dall’entusiasmo, dalla voglia di fare, dal desiderio di aiutare per davvero.
Tra i volontari, un bel drappello fa parte dei “The Craziers Varese”, gruppo di appassionati di mountain bike che proprio su questi sentieri passa gran parte delle proprie domeniche.
«Ci siamo offerti per pulire le vie che poi facciamo in bici e qui devo dire che ci abbiamo rimesso qualche gomma per via delle pietre aguzze – racconta sorridendo il biker – Dopo l’incendio posso dire comunque che il parco è vivo, le piante stanno rinascendo e tra poco si tornerà a correre».
L’incendio, le fiamme, il fumo al Campo dei Fiori hanno distrutto. E tanto. Ma allo stesso tempo hanno anche costruito. Una sensibilità comune, un senso di appartenenza ancora più forte verso un pezzo di storia varesina. Lo sottoscrivono le parole di e .
«Veder bruciare la nostra montagna è stato brutto, oggi però siamo in tanti, vuol dire che questa vicenda ha ci ha uniti tutti» spiega lei. «Sono venuto con lo spirito di dare una mano concreta a sistemare queste montagne su cui sono cresciuto e su cui è nata la mia passione per la montagna» racconta invece lui. Nel giro di cinque ore i quasi quaranta volontari ieri hanno pulito, rastrellato, tirato a lucido tutto il sentiero 9, quasi 4 chilometri di percorso. E alla prossima uscita, saranno ancora lì. Loro, altri, tanti altri.
Quella di ieri è stata una mattinata per il Campo dei Fiori. Una giornata di amore e complicità, di fratellanza e umanità, di sorrisi e rastrellate, di amicizie ribadite, quelle con i nostri boschi, e amicizie nuove, quelle che nascono tra chi arde del fuoco della giustizia e della solidarietà. Quella di ieri è stata una mattinata per noi e la nostra montagna.
È stata una mattinata di vita.