«Insulti se va bene, sennò ci pestano. Ferrovieri e passeggeri li tutelate?»

Dopo l’assalto a Gallarate - Sfogo dell’Orsa: «I vigilantes? Da soli non bastano»

– «Tutto ciò che chiediamo è di poter lavorare in modo sicuro. Sicurezza per il personale ferroviario, sicurezza anche per i passeggeri».
, ai vertici regionali del sindacato autonomo ferrovieri Orsa, interviene dopo l’aggressione a capotreno e macchinista avvenuta a Gallarate nella notte tra sabato e domenica. Un passeggero straniero, probabilmente ubriaco, ha molestato altri viaggiatori, ha picchiato il capotreno e ha spintonato il macchinista dopo che questi lo avevano fatto scendere dal treno.

«Episodi simili sono sempre più frequenti – spiega Coscia – lo abbiamo segnalato da tempo. Nei casi più fortunati capotreno o controllori vengono insultati». I meno fortunati vengono aggrediti. Tutti ricordano l’episodio milanese con il capotreno preso a colpi di machete da una gang sudamericana. «Il rischio varia da tratta a tratta ovviamente – spiega Coscia – ma è evidente che servono interventi maggiori». Regione Lombardia ha incrementato il numero di vigilantes che viaggiano sui convogli.

«Una presenza certamente utile che è apprezzata sia dal personale che dai viaggiatori», riferisce Coscia che aggiunge: «Il numero però è limitato».
Ed è impensabile che i treni vengano tutti riempiti di agenti privati ad ogni ora del giorno e della notte. «Servirebbe – spiega Coscia – una centrale unica di coordinamento». Ciò che Orsa propone sono unità mobili di forze di polizia e di agenti di vigilanza privati che seguano le tratte e che vengano tutti coordinati da una sola sala operativa. In questo modo l’unità mobile più vicina potrà sganciarsi da un convoglio ed essere dirottata verso un altro treno in caso di emergenza. Ci sarebbe personale sui convogli, come già avviene, ma ci sarebbero anche queste unità mobili che spostandosi sotto un’unica regia, che raccolga tutte le segnalazioni, potrebbero fare la differenza. «Certo è difficile – spiega Coscia – ogni giorno trovare la volontà di andare a fare il proprio lavoro. Rischiare un’aggressione o peggio per uno stipendio che, posso assicurarlo, non è certamente a molti zeri. Anzi».
Anche per il personale ferroviario a questo punto è possibile parlare di spirito di servizio. Uscire di casa, di giorno o di notte, a seconda dei turni, salire su un treno e rischiare l’insulto, un pugno o, come purtroppo accaduto, molto di più, per aver osato chiedere di mostrare il titolo di viaggio.
Per aver difeso gli altri passeggeri da un ubriaco molesto. Per aver fatto scendere chi non aveva il biglietto.
«È esattamente ciò che accade oggi. La situazione è peggiorata negli ultimi anni – conclude Coscia – e serve maggiore tutela sia per il personale ferroviario che per i passeggeri».