Le panchine illustri di Brescia e Mantova, la chiamata di Sandro Turotti per portare la Pro Patria verso l’obiettivo stagionale. Ivan Javorcic si presenta così in conferenza stampa come il nuovo allenatore della squadra biancoblù: un contratto fino a fine stagione, salvo prolungamenti. A presentarlo è lo stesso ds dei bustocchi: «La parola traghettatore non mi piace – ha raccontato Turotti – avremo modo di conoscerci in queste 5 settimane poi vedremo. L’entusiasmo, la voglia di fare e l’idea di calcio che ci piace sono le cose che hanno fatto pendere la bilancia in suo favore».
Quale idea di calcio? A rispondere è lo stesso neo tecnico tigrotto: «Intensità, gioco collettivo, voglia di vincere le partite e andare in campo sempre con l’idea ben chiara di giocare per vincere in modo aggressivo rispettando quelli che sono i principi e i valori del gioco del calcio come l’altruismo, la solidarietà, il pensiero unico e la voglia di determinare. Uscire dal campo dando tutto e da vincenti, che non vuol dire aver vinto la partita per forza, ma aver dato tutto e in maniera coraggiosa. Le parole oggi hanno poco peso, cercherò di parlare il meno possibile e di lavorare trasmettendo a questi ragazzi ciò in cui io fermamente credo».
Che cosa lo ha colpito della Pro Patria? «Trovare questa curiosità da parte dell’ambiente, ma anche la voglia di mettermi a disposizione. Sono alla ricerca di ambienti professionali, non sembra ma è scontato anche nei professionisti, ho avuto un ottimo impatto con l’ambiente, la storia di questo club deve essere qualcosa di trainante per essere competitivi».
E a livello di gioco verrà ripercorso il refrain tattico dell’allenatore dimissionario Roberto Bonazzi? «Non ho ancora deciso come giocheremo, ma non sarà determinante – fa sapere il tecnico spalatino – È vero che ho quasi sempre lavorato con la difesa a 4 ma dipenderà dalla condizione di ogni singolo giocatore, dal loro stato emotivo e psicologico, deciderò nel momento in cui avrò un quadro chiaro dello stato d’animo di questi ragazzi e deciderò chi sarà più funzionale a dare battaglia per questa partita. Mi concentrerò solo su questa partita».
Le difficoltà in casa Pro Patria non sono un problema, il tecnico è specializzato in situazioni come questa: «Pur essendo un giovane ho esperienza nei casi particolari, nel mondo del calcio ho vissuto quasi sempre nel pronto soccorso, in futuro vorrei specializzarmi nell’operare in casi diversi. Le problematiche non le faccio pesare, la mia esperienza di vita mi ha insegnato così, ho un vissuto che mi permette di affrontare le cose con entusiasmo ed equilibrio, ho la fortuna di aver imparato da questo tipo di situazioni,
sono le condizioni ideali per migliorare sè stessi, solo nelle condizioni di difficoltà si vedono i veri uomini». E il resto dello staff? «Non ho portato collaboratori, penso non siano determinanti, saranno 20 giorni dove il mio pensiero dovrà essere direttissimo. Sono qua, mi metto in gioco, potevo aspettare un altro mese, ho rifiutato offerte di categorie superiori, voglio fare calcio in maniera seria e sono alla ricerca di persone con cui trovarmi sulla stessa lunghezza d’onda. Venti giorni per un allenatore non sono propriamente le condizioni ideali, ma mi metto volentieri in gioco».
In chiusura una importante sottolineatura del direttore generale Salvatore Asmini: «È una scelta ponderata che ha un nome e un cognome preciso: Sandro Turotti». Come a dire, sappiamo quel che facciamo.