«Non toglietemi il pullman che prendo tutte le mattine per poter andare a lavorare e poi per tornare a casa». E’ l’accorato appello del signor, 61 anni, invalido civile e ipovedente, che risiede nella frazione di Caldana a Cocquio Trevisago. Un autobus delle Autolinee Varesine è l’unico mezzo pubblico che collega la località collinare cocquiese con la stazione ferroviaria delle Nord di Sant’Andrea, dove il signor Guido si reca tutte le mattine a prendere il treno per poter raggiungere Varese, dove lavora. Lo stesso percorso che ovviamente compie all’inverso alla sera, quando rientra a casa, riprendendo il pullman in stazione.
«Ho saputo solo l’altro giorno della soppressione di questa tratta a partire dal 2 novembre – racconta – ci sono gli avvisi in stazione e la decisione mi è stata confermata anche dagli autisti; è una scelta presa dalla Provincia». Le motivazioni sono ovviamente legate ai tagli e ai noti problemi di bilancio; come al solito ad andarci di mezzo sono i cittadini e le fasce più deboli della popolazione. «Se non si hanno mezzi propri come il sottoscritto –
prosegue il signor Cattelan – si è tagliati fuori, anche per fare una cosa semplice e quotidiana come recarsi al lavoro».
La tratta in questione che verrà soppressa a partire da novembre collega Orino, Caldana e Sant’Andrea, dove oltre alla stazione ferroviaria si trovano tutti i servizi principali che offre il paese di Cocquio Trevisago, ufficio postale compreso, visto che a Caldana, dallo scorso settembre, ha chiuso anche la posta. «L’alternativa è fare tre chilometri a piedi all’andata e tre al ritorno – ricorda Guido – già adesso devo andare in giro con una pila per poter vedere qualcosa, figuriamoci a fare la scalinata composta da 164 scalini al buio, che passa in mezzo ad un parco, col rischio anche di incontrare qualche cinghiale».
Una situazione insostenibile e che mette in grave difficoltà questo cittadino che dal 2 novembre non saprà come e se potrà raggiungere il proprio posto di lavoro. Guido si alza tutte le mattine alle 5.30 per prendere la corsa delle 6.52, mentre al ritorno il pullman è quello delle 16.10 ma se il treno da Varese è in ritardo, deve aspettare fino alle 18.30 in stazione; una vita di sacrifici che non possono essere vanificati dai tagli ai trasporti. «E’ vero che è una tratta poco frequentata – sottolinea – a volte è anche capitato che alcune corse saltassero per dimenticanza, ma comunque era una situazione sopportabile; purtroppo visto che non c’è nemmeno un servizio taxi o altri mezzi comunali o pubblici, per chi non ha l’auto non ci sono altre possibilità». Il signor Cattelan è anche disposto a pagare qualcosa in cambio di un servizio di trasporto. «Ditemi voi cosa posso fare: l’autostop al mattino e alla sera oppure licenziarmi?» conclude.