Due spettacoli, una sola splendida interprete per raccontare tante storie al femminile. porterà in scena sabato alle 20.45 porterà in scena “Strìa”, melologo che racconta dell’inquisizione e della caccia alle streghe nel ’600, nel Centro Socioculturale di Solbiate Olona (biglietti a 10 euro con possibilità di prevendita), mentre domenica alle 17, nella splendida cornice del monastero di Cairate, interpreterà “Straordinariamente donne”, caleidoscopio di parole e musica (ingresso gratuito). Due appuntamenti a ridosso dell’8 Marzo dove le donne, in modo diverso, sono protagoniste assolute.
«Due lavori di cui sono anche autrice e che sono estremamente diversi tra loro» racconta Claudia, che in molti hanno già avuto modo di ammirare in scena, i capelli scarmigliati color tiziano, mentre interpreta Strìa.
Proprio da questo lavoro iniziamo un percorso al femminile che racconta «di diritti negati», racconta l’attrice. Non è un caso che con questo spettacolo Claudia voglia sottolineare una data diversa dall’8 Marzo. «Due giorni dopo – sorride l’artista – il 10 marzo,
quando cadrà il settantesimo anniversario del riconoscimento del diritto al voto alle donne in Italia».
Settant’anni sono un lasso di tempo brevissimo. Molti di noi hanno avuto bisnonne che non hanno mai potuto votare, era loro proibito. In quanto donne. «Quello dell’Inquisizione non è il vero tema centrale della narrazione – racconta Claudia – è un pretesto per parlare di altro. Di come ogni qualvolta ci si trova ad affrontare una crisi sociale, ci si accanisce sul più debole. In questo caso sulle donne. Si cerca un capro espiatorio, che spesso è rappresentato da chi ha meno cultura e, in quell’epoca, erano pochissime le donne che aveva un’istruzione, sempre comunque meno incentivata rispetto a quella maschile».
Diritti negati. «Il voto, appunto. Un diritto negato a lungo e acquisito, così come molti altri diritti, grazie alle donne coraggiose che ci hanno preceduto – spiega Claudia – Battaglie che noi dobbiamo continuare a combattere, perchè se è vero che molto è stato conquistato, è altrettanto vero che molto resta ancora da fare. I posti di comando, penso all’ambito lavorativo ad esempio, sono prevalentemente affidati a uomini».
“Strìa” è la storia di una ragazza, presunta strega, ambientata in Insubria «ma è accaduto qui come in molti altri Paesi», che porta Claudia a casa. «È la prima volta che porto Strìa in Valle Olona – spiega l’attrice – io sono bustocca e Strìa a Busto non ha ancora debuttato. Sono a casa». Il lavoro impegnativo «che lascia un segno», costruito attraverso meticolose ricerche storiche, che si avvale delle musiche originali, eseguite dal vivo dall’autore , raccontato «in dialetto varesotto – racconta Claudia – una traduzione vera, in una lingua differente».
“Straordinariamente donne” è un’altra storia. Racconta sempre di donne «ma usando l’ironia – racconta Donadoni – io qui non interpreto un personaggio. Interpreto me stessa, sono io che racconto storie di donne». O meglio, che racconta tante donne e tanti modi di essere donna.
«Non esiste mai una donna soltanto – spiega Claudia – dicono che siamo tante cose insieme, che siamo multitasking – aggiunge sorridendo – siamo tante cose, tante volte spesso tutte insieme». Storie reali, temi importanti della femminilità. Temi e tematiche pesanti spesso. «Di qui la scelta di utilizzare l’ironia – spiega l’attrice – ironia per raccontare in un modo più leggero concetti che leggeri non sono. Anche qui abbiamo la musica che accompagna tutta la performance, ma sono canzoni contemporanee, che servono a sottoineare un concetto o uno stato d’animo».
Amore al femminile, famiglia, amicizia, situazioni che soltanto una donna può comprendere, ma anche lavoro, frustrazioni. Talvolta amarezze che, attraverso l’ironia, strappano un sorriso ma fanno riflettere. Lo spettacolo si rivolge a un pubblico eterogeneo: se “Strìa” è forte, “Straordinariamente donne” mima la leggerezza ma in realtà offre diverse letture, diversi spunti complessi.
Due spettacoli, una sola splendida interprete, una doppia occasione per vivere l’arte vera, quella di mettere in scena la vita degli altri facendoci poi scoprire che quella vita è anche un poco appartiene anche a noi.