Carattere mite, tollerante. Sempre disposto al dialogo, all’ascolto. Sono le qualità di Gianluca Castiglioni che subito riconosci. Anzi, si potrebbe dire forse fin troppo tollerante, ma non è certo un limite. Eppure anche per lo storico medico sociale della Pro Patria ci sono momenti in cui non ci sono freni inibitori; non c’è abs che tenga. E succede quando gioca la Pro e lui è in panchina per soccorrere i tigrotti. Ci mancherebbe che vengano meno razionalità e professionalità, ma la passione per i colori biancoblù pulsa e lì, seduto a ridosso dei giocatori, Castiglioni contrappunta con il battito del cuore ogni azione della gara. Se poi scappa un gol tigrotto al diavolo il self control: si esulta e basta.
Ma al doctor non sfuggono le decisioni arbitrali e «purtroppo mi è capitato più di una volta di essere stato espulso per proteste, tanto da avere letto qualche anno fa sulla Gazzetta dello Sport di essere il medico più cacciato d’Italia. La cosa mi ha fatto sorridere e, se da una parte non era un titolo di merito, dall’altra non è mancata una punta di orgoglio per la passione verso la Pro», rivela Castiglioni, medico dei tigrtotti dal 1989.
C’è però un cartellino rosso che lo fa ancora sorridere: «Sono stato cacciato per troppa esultanza. È successo durante la partita con il Monza l’anno della promozione in Prima Divisione (5 maggio 2013). Stavamo perdendo ed al gol del pari sono entrato in campo e ho stretto i pugni esultando. L’arbitro l’ha interpretato come un gesto di rabbia nei suoi confronti mentre invece era solo liberazione: c’era in gioco la promozione. Purtroppo per il direttore di gara ero l’unico medico in campo (il Monza non aveva il dottore, ndr) e quindi non poteva mandarmi negli spogliatoi. Rimasi ai bordi del campo. Successe che s’infortunò un giocatore del Monza e l’arbitro con un po’ d’imbarazzo mi chiamò in campo e quell’ episodio fu molto divertente».
Sono parecchi gli aneddoti di questi 27 anni: moltissimi sono stati i giocatori e gli allenatori passati nel suo ambulatorio allo Speroni legando «con Fanchini e De Giorgi, due persone splendide, ma con tutti gli allenatori ho sempre avuto un buon rapporto. L’unico con il quale non ho proprio legato è stato Lerda. Non ho avuto rispetto da parte sua. Non ho capito il perché e sinceramente non ho nemmeno voluto capirlo». Dialogo che è andato oltre il perimetro professionale con «Calzi e Serafini; soprattutto con Polizzotto, ai tempi in cui la Pro era in Eccellenza ed in Interregionale. E direi che l’esperienza più appagante dal punto di vista umano e professionale è stato con Giannascoli. Aveva subito un gravissimo infortunio al ginocchio che avrebbe potuto compromettergli la carriera. Lo accompagnai a Lione per l’operazione; andò tutto bene; la soddisfazione di vederlo di nuovo in campo e l’intensità del suo abbraccio di ringraziamento quando ci incontriamo di nuovo sono momenti indimenticabili». Da mandare in fretta agli archivi la stagione attuale della Pro Patria, progettando da subito la prossima: quella del riscatto. «La Testa ci ha messo la faccia ed è una gran persona, spero che rimanga alla Pro Patria e che soprattutto ci siano imprenditori che la possano aiutare in questa sua passione». E perché no anche le istituzioni? Se il dottor Gianluca Castiglioni (candidato sindaco del centrosinistra) dovesse essere eletto, potrebbe avere la cura ad hoc per portare la Pro fuori dal letto.