Un grande avvenire dietro le spalle: a quasi 71 anni potrebbe anche essere così. A Carlo Recalcati, invece, il titolo scelto da Vittorio Gassman per la sua toccante biografia non si addice per nulla: tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Il solco da lui tracciato in più di dieci lustri di carriera tra parquet e panchina inquadra il suo futuro come ancora fruttifero e benefico per il nostro basket, magari anche per Varese. Insomma, va a finire che dobbiamo quasi ringraziarlo quel vulcanico di Luigi Brugnaro…
Tanto, sono stati 18 mesi vissuti con grande intensità. Il lavoro svolto mi ha dato sempre soddisfazione, anche perché fare pallacanestro alla Reyer risente di numerose variabili. E quando parlo di soddisfazione intendo anche in questa stagione: abbiamo riportato Venezia in una coppa europea dopo decenni di assenza, abbiamo passato un turno di Eurocup e non era una cosa scontata, mentre in campionato ci sono stati alti e bassi e non posso affermare che i risultati ottenuti siano quelli che avrei voluto. Ma la cosa più importante è lavorare bene e in sintonia e ciò è accaduto: penso al grande feeling instaurato con il preparatore atletico Renzo Colombin, con me già a Montegranaro, e con il mio vice Walter De Raffaele.
In questo anno e mezzo abbiamo rafforzato il nostro rapporto e lui è stato messo al centro di un progetto ben preciso, sposato dalla società l’estate scorsa. Walter ha avuto sempre più spazio, sia durante le partite che nelle conferenze stampa e io mi ero reso disponibile a fargli da senior coach alla fine di questa stagione, a testimonianza della stima e della fiducia che provo nei suoi confronti: non sarei disposto a fare il secondo di tanti allenatori, ve lo assicuro…. Ciò che mi rende contento, quindi, è che questo percorso vada avanti, anche se ha avuto un’anticipazione un po’ traumatica. De Raffaele potrà ottenere buoni risultati: Venezia non è da scudetto, come hanno detto alcuni, ma se dovesse raggiungere i playoff potrebbe recitare un ruolo da protagonista.
Estremamente. Non posso arrivare a definirmi contento di questo esonero perché altrimenti sarei un masochista (ride ndr), ma la vicinanza della gente mi ha toccato. Significa che ho lasciato qualcosa, non solo in campo: gli apprezzamenti ricevuti sono andati a toccare la sfera dell’uomo.
Qualcuno un giorno ha detto: mente sapendo di mentire. È il caso di Ress. Ma lo capisco: avrà pensato al suo futuro…
Da qualche anno a questa parte si cerca di tutto per farmi interrompere la mia carriera da allenatore… Confermo quanto detto sopra: quello di presidente è un ruolo importante e di grande professionalità e pensare che un allenatore possa svolgerlo significa aver apprezzato di lui anche altre doti oltre a quelle tecniche. La seconda risposta è no, nessuno mi ha mai contattato. Ma non avrei problemi a parlarne.
Per dare consigli bisogna conoscere la realtà e io non la conosco. Così come non conosco i motivi che hanno portato a un divorzio con lui così traumatico come quello della scorsa stagione. So solo che Cecco ha sempre lavorato bene a Varese.
Le possibilità sono tante, anche se non sarà una salvezza agevole. In calendario ha partite casalinghe non semplicissime e le dirette avversarie da affrontare in trasferta. Però ha inserito Wright, che ha fatto molto bene a Pesaro lo scorso anno, e potrà dare una mano importante allo staff e alla squadra. Conteranno molto i particolari, le imprevedibilità che a volte possono decidere un match.
Vale il discorso fatto per la presidenza a Varese. Detto che anni fa avrei potuto davvero essere eletto in Legabasket, ma preferii continuare ad allenare, io ho bisogno di autonomia e della possibilità di fare le cose in cui credo. Fare il presidente non è il ruolo che cerco ma in qualunque colloquio dovesse esserci, anche con Varese, a contare saranno le idee da portare avanti.