Chicago, 6 apr. (Apcom) – Rischia la pena di morte Steven Green, ex militare americano in Iraq, accusato di essere stato il regista del massacro di una famiglia e lo stupro di una ragazzina di 14 anni. L’ex soldato, congedato dall’esercito per “turbe della personalità” prima che si scoprisse la strage, sarà giudicato a partire da oggi dalla corte del Kentucky (centro-est degli Stati Uniti).
Pesano su di lui le accuse di essere l’ideatore dell’orribile spedizione, avvenuta nella notte del 12 marzo 2006 in compagnia di altri quattro soldati, e l’esecutore materiale dello sterminio della famiglia irachena. Gli altri soldati sono già stati condannati davanti a una Corte marziale, dove sono stati ascoltati gli inquietanti dettagli relativi ai fatti. Prima del brutale piano, i cinque uomini si sarebbero “caricati” bevendo whisky e giocando a carte a un posto di controllo a Mahmudiyah, 30 chilometri a sud della capitale Baghdad.
Il soldato Green a un certo punto avrebbe detto ai suoi commilitoni di “voler andare in una casa e uccidere degli iracheni”, ha rivelato uno dei soldati sotto processo, James Barker, condannato all’ergastolo. I militari hanno poi indossato vestiti neri e maschere, per farsi passare da insorti, e si sono diretti nella casa della ragazzina, Abeer Kassem Hamza al Janabi, che avevano notato al mercato del villaggio.
Pensavano che sarebbe stato facile “avere rapporti sessuali con una donna irachena”, dato che il padre era l’unico uomo a casa assieme alla madre e a una bimba piccola di sei anni, secondo il sergente Paul Cortez, anche lui condannato alla prigione a vita.
Cortez ha stuprato la 14enne, mentre Barker la teneva ferma. I due poi si sono cambiati di ruolo. Contemporaneamente sono stati uditi quattro o cinque colpi di arma da fuoco provenienti dalla camera nella quale Green aveva condotto il padre,
la madre e la sorellina di sei anni, ha raccontato Cortez. Dopo aver abusato a sua volta della ragazzina, Green l’ha uccisa. Infine i soldati hanno incendiato la casa con il cherosene, per occultare ogni traccia, e sono tornati al loro posto di controllo, che distava circa 200 metri dall’abitazione, e si sono “rinfocillati” con alette di pollo.
Il quadruplo omicidio, inizialmente attribuito alle milizie irachene, ha sollevato indignazione in Iraq e negli Stati Uniti, soprattutto quando, tre mesi dopo, si è venuta a sapere la verità, grazie a un incidente nel quale due soldati sono stati rapiti e uccisi. “Sarà una vicenda difficile da difendere”, ha ammesso Darren Wolff, uno degli avvocati d’ufficio di Green.
L’imputato dovrà rispondere di 17 capi d’accusa, tra cui stupro, omicidio e di aver ostacolato il corso della giustzia.
Al momento del suo arresto da parte dell’Fbi nell’abitazione della nonna in Carolina Del Nord, ha dichiarato: “Pensate che sia io il mostro”, ma sono “George Bush e Dick Cheney che dovrebbero essere arrestati”. I legali non sono riusciti a rinviare il caso davanti a un tribunale militare, che, secondo loro, avrebbe potuto tenere conto della situazione in Iraq. Hanno anche rinunciato a far valere l’incapacità mentale del loro cliente.
Anche il soldato Jesse Spilman è stato condannato all’ergastolo per il suo coinvolgimento nella selvaggia aggressione. Il quinto e ultimo complice Bryan Howard, che ha fatto da palo, dovrà scontare due anni e tre mesi di prigione per aver ostacolato il corso della giustizia.
Cep
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