Chongqing, 1 giu. (Apcom) – Due aziende pugliesi, tre siciliane, sei campane e appena un’impresa sarda e calabrese. A leggere i dati sulla presenza delle imprese del Mezzogiorno alla missione di sistema in Cina “c’è da restare stupefatti. E’ come se un pezzo d’Italia non ci fosse, non riuscisse a intercettare la crescita”. A lanciare l’allarme è il viceministro dello Sviluppo economico con delega al commercio estero, Adolfo Urso, che insieme con il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, guida la delegazione di 230 aziende italiane in Cina.
“Se poi guardiamo alle altre regioni – ha proseguito Urso – passiamo dalle 37 aziende laziali alle 40 lombarde e alla nutrita rappresentanza del triveneto con oltre 50 aziende. Ma non è solo una questione di numeri – ha aggiunto – qui c’è in gioco la capacità del nostro Mezzogiorno di saper intercettare la crescita mondiale. E già oggi, con il nostro export aumentato del 10% nel primo quadrimestre dell’anno, a beneficiare di questa crescita, per il 90%, sono imprese del Centro-Nord”.
Urso ha ricordato come il Sud esporti solo il 10% dell’export nazionale e lo fa prevalentemente nell’Ue e nei mercati tradizionali che crescono meno. “Se la crescita del nostro Pil è trainata solo dall’export e, in particolare, da quello dei paesi emergenti – ha dichiarato Urso – aumenterà ancora di più il divario tra Nord e Sud, che anche nei due anni di crisi è cresciuto perchè il Pil si è ridotto dello 0,5 più al Sud che al Nord, azzerando di fatto dieci anni di rincorsa meridionale”.
Proprio per questo “il Sud non può essere lasciato solo – ha concluso Urso – ciascuno deve fare la sua parte e subito e senza il solito scaricabarile: i governatori la loro, con una politica di efficienza e di apertura, le imprese meridionali, guardando all’innovazione, aggregandosi e puntando ai nuovi mercati, ma soprattutto il Governo con una nuova politica verso il Mezzogiorno che è sempre più la priorità nazionale. Con i necessari tagli della manovra ci rimette di più il Sud, occorre una politica per la crescita che va realizzata subito dopo la manovra, incardinandola con la Finanziaria. Va bene la defiscalizzazione, ma occorrono anche maggiori investimenti e il pieno e migliore utilizzo dei fondi Fas, che sono l’ultimo volano per lo sviluppo del Sud”.
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