Mosca, 27 ott. (Apcom-Nuova Europa) – Sul tavolo del governo
russo non c’è al momento nessun dossier sull’archivio Vasari.
Secondo quanto apprende Apcom da Dmitri Peskov, portavoce del
primo ministro Vladimir Putin, della vendita a una ‘fantomatica’
società russa e della conseguente lettera a Mosca dal sindaco di
Arezzo, per ora “non se ne sa nulla”.
Il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani aveva dichiarato di
essersi rivolto sia al governo italiano, sia a quello russo per
chiarire la vicenda. In base a informazioni precedenti, infatti,
l’archivio di Vasari, già oggetto di un disputa tra eredi e
Comune di Arezzo sarebbe stato venduto a una non meglio
identificata compagnia della Federazione per una cifra
spropositata: 150 milioni di euro.
Tuttavia alcuni noti esperti dell’arte italiana avevano parlato di una colossale bufala, creata ad arte. Inoltre il Ministero per i beni e le attività culturali in una nota aveva espresso “perplessità” sulla presunta vendita.
A Mosca i dubbi sono evidenti. “Noi non abbiamo ricevuto per ora nessuna testimonianza o prova che si tratti di una società del nostro Paese”, sottolineano fonti diplomatiche.
L’archivio raggruppa 31 fascicoli (tra i quali spiccano 17 lettere con sonetti e disegni di Michelangelo), ritrovati nel 1908 e dopo non poche contese sulla proprietà, posti, dopo un attento restauro a spese dalla Soprintendenza archivistica Toscana, in una cassaforte che si trova all’interno di Casa del Vasari, ad Arezzo. La proprietà dei documenti è della famiglia Festari, ma l’intera collezione è vincolata.
C
Cgi
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