Italiani nelle istituzioni europee a rischio tessera sanitaria: il tema in Conferenza Stato-Regioni

La Lombardia ha chiesto un approfondimento per proteggere i cittadini e garantire che nessuno venga escluso dalla possibilità di accesso alle cure necessarie (foto d'archivio)

ROMA – A distanza di tre anni, torna la preoccupazione tra i dipendenti italiani delle istituzioni europee, che rischiano di perdere la loro tessera sanitaria. Il tema è al centro di un acceso confronto tra l’Unione Europea e lo Stato Italiano, un confronto che riguarda il finanziamento delle spese sanitarie dei lavoratori delle istituzioni europee, le cui implicazioni coinvolgono anche la garanzia del diritto alla salute in Italia.

Da tempo, la Commissione Europea ha sollevato la questione, chiedendo che tutti i lavoratori, indipendentemente dal paese di appartenenza, abbiano un regime sanitario omogeneo. Questo confronto ha messo in evidenza le differenze tra il sistema sanitario italiano, che si basa su un diritto universale alla salute, come stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, e quello di altri paesi europei, come il Belgio, dove l’accesso alle cure è legato a un sistema contributivo.

Nel 2022, un tentativo di accordo tra lo Stato Italiano e la Commissione Europea si era fermato a causa della netta opposizione della Lombardia e di altre regioni, preoccupate per la tutela del diritto alla salute dei cittadini. L’iter sembrava essersi bloccato, ma negli ultimi giorni la bozza dell’accordo è tornata all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni, con nuove proposte da parte delle istituzioni coinvolte.

Secondo quanto riportato dal consigliere regionale Emanuele Monti, che già tre anni fa aveva guidato la battaglia contro il rischio di perdere la tessera sanitaria, la nuova bozza prevede un “riscatto” della tessera, con l’introduzione di livelli differenziati di assistenza e la compartecipazione delle assicurazioni. Tuttavia, alcune questioni restano ancora aperte, in particolare quelle relative alle franchigie, che dovrebbero essere equiparate al ticket sanitario, e ai massimali per garantire che tutte le spese, comprese quelle per malattie gravi, siano coperte.