VARESE Jacopo Merani ha reso piena confessione. Andrea Bacchetta si è avvalso della facoltà di non rispondere. Come era prevedibile, le strade dei due ragazzi accusati di aver trucidato il 16enne Dean Catic si stanno allontanando l’una dall’altra. Ognuno cerca di mettere in salvo se stesso. Bacchetta tenta di separare la propria posizione da quella del complice, per alleviare le proprie responsabilità. Merani, invece, resta tenacemente attaccato all’ormai ex amico, nella speranza di poter dividere le colpe.
Domenica i due ragazzi sono stati interrogati nel carcere dei Miogni. Per quasi tre ore, fino a circa le 18, hanno dovuto rispondere alle domande formulate dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Battarino. L’esame di Bacchetta, che ha scelto di tenere la bocca chiusa, è stato piuttosto rapido. Più lungo e complesso il colloquio sostenuto da Merani, che invece ha deciso di vuotare il sacco.
I due assassini per ora restano in galera. Ed è probabile che ci rimangano ancora per un bel pezzo. Vista la gravità dei reati contestati (Merani e Bacchetta sono accusati di omicidio premeditato e pluriaggravato, occultamento di cadavere e spaccio di sostanze stupefacenti), è quasi certo che l’arresto venga convalidato, così come appare assai probabile che venga confermata la custodia cautelare dietro le sbarre.
Il 20enne Jacopo Merani è difeso dagli avvocati Alberto Zanzi e Fabio Ambrosetti. In carcere per assistere il ragazzo c’era Ambrosetti. «Jacopo ha reso piena confessione al magistrato – si limita a dire il legale – sta cominciando a comprendere la gravità di quanto ha commesso. E’ pentito. Mi ha parlato del senso di colpa che sta provando per quello che ha fatto al povero Dean. E pensa alla sua mamma (di Merani, ndr), a quanto sta soffrendo in questi giorni».
/>Pentimento sincero o di comodo? Il dubbio è lecito. La posizione di Merani è infatti la più compromessa. Da quanto è emerso finora, è stato lui a menare tutte le coltellate e anche il colpo di piccone finale che hanno ucciso il giovanissimo croato. La piena confessione e il pentimento sono due passi fondamentali per tentare di accedere al rito abbreviato. Merani rischia l’ergastolo, ma se ottenesse il rito alternativo, in caso di condanna potrebbe cavarsela con 30 anni di reclusione.
Gli avvocati che difendono Andrea Bacchetta sono Alberto Caleffi e Oskar Canzoneri. Ai Miogni c’era Caleffi. «Ma ho potuto parlare con il mio assistito solo per cinque minuti – premette – perciò, non avendo ancora potuto avere piena cognizione degli atti ufficiali fin qui prodotti, gli abbiamo consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere». Chiara la strategia di smarcarsi da Merani, per scaricargli addosso le colpe più gravi. Caleffi però non si sbottona. «La vicenda presenta ancora molti lati oscuri – commenta – a cominciare dalla dinamica dei fatti. E poi c’è quella telefonata anonima: secondo noi è significativo che sia partita proprio dalla zona di Masnago. C’è da capire anche il ruolo avuto nell’omicidio da questo fantomatico terzo uomo (il 30enne che gestirebbe il traffico dell’hashish nella zona di Bobbiate, ndr) indicato anche dal fratello della vittima». «Adesso partiremo a tappeto con le indagini difensive – fa sapere Caleffi – non escludo anche una perizia psicologica per valutare l’effettiva capacità di intendere e di volere del mio assistito».
Enrico Romanò
s.bartolini
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