Kenya/ Referendum costituzionale, urne chiuse senza incidenti


Nairobi, 4 ago. (Apcom)
– Si è svolta senza incidenti e con una forte partecipazione la giornata elettorale in Kenya, dove oltre 12 milioni di elettori sono stati chiamati a pronunciarsi sul referendum costituzionale; per i rpimi risultati occorrerà attendere al giornata di domani. La nuova Carta fondamentale – volta a limitare i poteri del presidente e a riparare a storiche ingiustizie, in particolare quelle fondiarie – sostituirebbe quella approvata nel 1963, all’indomani dell’indipendenza.

La riforma della costituzione è frutto della crisi politica nata
dalla controversa rielezione del Presidente Mwai Kibaki, alla
fine del 2007, che scatenò violenze in cui persero la vita 1.500
persone. L’accordo di condivisione del potere raggiunto nel
febbraio 2008 da Kibaki con il suo avversario Raila Odinga,
diventato Primo ministro, prevedeva appunto una riforma
costituzionale.

La nuova Carta costituzionale prevede di eliminare la carica di Primo ministro, nata dall’accordo del 2008, e di mantenere un sistema presidenziale. I poteri del Presidente vengono però limitati, in particolare dal Parlamento, a cui spetta la ratifica di tutte le nomine decise dal Capo dello Stato e del governo. Viene creato il Senato e si dà il via a una prima forma di decentramento, devolvendo parte del bilancio pubblico a una nuova ente amministrativo territoriale, la Contea.

La nuova Costituzione avvia soprattutto un’importante riforma
fondiaria, che prevede un esame approfondito delle modalità di
acquisto delle terre un tempo di proprietà dello Stato, alcune
delle quali oggi sono di proprietà delle più alte cariche dello
Stato. La Carta fissa anche un limite alla grandezza di una
proprietà privata e riconosce alle donne uguali diritti sulla
terra, in particolare in fatto di eredità.

Nel 2005, Kibaki subì un duro smacco quando il primo referendum
costituzionale venne respinto dal 57% degli aventi diritto. Il
progetto era stato bocciato da diversi ministri del suo governo,
tra cui lo stesso Odinga. Oggi, invece, Kibaki e Odinga hanno
fatto campagna comune per il “sì”, mettendo in secondo piano le
profonde divisioni esistenti all’interno del governo di
coalizione e le loro strategie per le elezioni generali del 2012: Odinga ha dichiarato di aspettarsi una vittoria con almeno il 70% delle preferenze.

(fonte Afp)

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