– La Procura di Milano ha chiesto il processo con rito immediato nei confronti di Abderrahmane Khachia, il presunto jihadista marocchino residente a Brunello, arrestato lo scorso 28 aprile nell’ambito di un’inchiesta anti-terrorismo.
Il rito immediato, è stato chiesto perchè consente di saltare l’udienza preliminare andando direttamente al dibattimento, anche per altre tre persone: il campione internazionale di kickboxing Abderrahim Moutaharrik, amico di Khachia, sua moglie Salma Wafa Koraichi, 24 anni, sorella di un marocchino che si troverebbe in Siria con la moglie italiana e i tre figli.
Secondo le accuse Abderrahmane Khachia, fratello del “martire” Oussama Khachia, morto in Siria, aveva organizzato un viaggio verso il Medio Oriente per unirsi all’Isis. Il Tribunale del Riesame di Milano aveva già rigettato il ricorso presentato dal legale Luca Bauccio, che lo patrocina.
Khachia, presente in aula, aveva ribadito quanto già sostenuto davanti al gip in sede di interrogatorio di garanzia: «È vero, al telefono ho detto un sacco di fanfaronate. Ho fatto discorsi esagerati e iperbolici. Ma in realtà non avevo intenzione di fare nulla di male».
Secondo il suo legale, l’unica colpa di Khachia è stata quella di «straparlare al telefono», anche se il marocchino «non è un pericolo per la società e non ha commesso nessun reato».
Dopo l’arresto di Abderrahmane Khachia erano stati espulsi dal Viminale anche i genitori del ragazzo perchè ritenuti, anche loro, simpatizzanti delle idee estremiste di entrambi figli.