La badante infedele agli arresti domiciliari

La 46enne, sorpresa a rubare in casa dell’anziano che accudiva a Vedano, era recidiva: ignari i datori di lavoro

– Badante infedele sorpresa a rubare all’ottantenne che accudiva: ieri mattina ha patteggiato una pena a un anno e due mesi di reclusione. Resterà agli arresti domiciliari. La donna aveva alle spalle denunce per guida in stato d’ebbrezza e furto: aveva problemi di abuso di alcol ed era recidiva.

La famiglia presso la quale operava non ne sapeva nulla. E nemmeno l’agenzia presso cui la badante lavorava (perfettamente in regola) era al corrente di questi trascorsi: è accaduto perché il casellario giudiziario non era stato aggiornato visto che le condanne per i reati contestati non erano ancora definitive.

La vicenda ha fatto scalpore proprio per questo: quella della badante è una figura che oggi ha grande rilevanza sociale. L’accaduto ha dimostrato che anche chi si rivolge a realtà specializzate non ha possibilità di controllare davvero le credenziali della persona alla quale affida la vita di un familiare amato.

Ieri il giudice ha disposto gli arresti domiciliari: la donna non tornerà in libertà.

Il fatto era accaduto a Vedano Olona lo scorso 10 agosto. La donna accudiva un pensionato ottantenne. Ad accorgersi dell’ammanco è stata la figlia dell’uomo con cui l’anziano vive: aveva immediatamente notato che all’appello mancavano alcuni monili in oro appartenenti al padre e alla madre scomparsa e del denaro per un ammontare di circa 100 euro. I soldi che venivano tenuti in casa per le piccole spese quotidiane. La figlia è stata intelligente, agendo in modo corretto. Non ha accusato la badante del furto pur avendo sospetti. Anche perché in casa non era entrato nessun altro e sino a poche ore prima gioielli e denaro erano al loro posto.

Non l’ha accusata facendo scattare il licenziamento, ma ha immediatamente chiamato il 112 non dandole il tempo di nascondere, vendere o spendere il bottino. I carabinieri sono arrivati in pochissimi minuti bloccando la badante. La donna ha negato, ma i militari l’hanno controllata.

La refurtiva era nascosta nel reggiseno della 46enne finita in manette. Inutile dire che è stata poi licenziata, ma solo dopo che i militari l’avevano arrestata in flagranza di reato. La refurtiva era stata restituita ai legittimi proprietari.

Purtroppo sono parecchi i casi analoghi segnalati all’autorità giudiziaria negli ultimi mesi. La figura della badante negli ultimi anni è entrata a far parte di moltissime famiglie.

In parecchie circostante, i datori di lavoro che notano la sparizione di oggetti o denaro non chiamano i carabinieri. O, spesso, li chiamano in ritardo.

Prima accusano la dipendente del furto, mettendola in guardia, poi la licenziano dandole il tempo di liberarsi della refurtiva rendendo molto più complesso il lavoro degli inquirenti.

In caso di sospetti, o di certezze, l’unica cosa da fare è chiamare immediatamente il 112 in modo da dare alle forze di polizia l’opportunità di intervenire in modo tempestivo e ancora più efficace.