VARESE «Ci sono tre “c” necessarie in politica: cervello, cuore e cogl… Non vedo nessuno di questi elementi».
Alessandro Vedani, sindaco di Buguggiate per un decennio e attivissimo esponente leghista, all’uscita del congresso di domenica ha assicurato di averlo detto davanti ai trecento delegati mettendoci la faccia. E, all’indomani, parlare di “malumore” per l’esito, è un eufemismo.
La proclamazione di Maurilio Canton “per infusione”, come ha ironizzato qualcuno, non è proprio andata giù né alla base, né ai leghisti che sul territorio contano. «Vedo piccole lobby interne che portano avanti interessi di bottega», continua Vedani, «Bossi ci ha insegnato la distinzione tra capi e capetti. I capi uniscono, i capetti dividono. Secondo me, Bossi ha intorno troppi capetti».
I sentimenti dei militanti vanno dall’arrabbiatura, per stemperare i toni più accesi, alla «profonda depressione». La pensa così l’assessore varesino all’Urbanistica Fabio Binelli, punto di riferimento per la sezione del capoluogo: «C’è stata un’assoluta mancanza di risposte nei confronti della militanza. Più che tra le correnti interne, si è creata una spaccatura tra i vertici del movimento e chi lavora quotidianamente sul territorio, tra la gente».
Catapultare un segretario dall’alto, per lui, non è il modo migliore per sanare le distanze. «La cosa più normale sarebbe stata lasciare che si votasse per uno dei tre candidati che si erano presentati. Così invece la stessa persona che si voleva mandare avanti è stata screditata ancora prima che potesse dimostrare le sue capacità personali».
Del resto, e in tanti non esitano a dirlo, parecchi militanti ancora si chiedono che faccia abbia il nuovo segretario. Non ha nemmeno pronunciato un discorso in seguito alla nomina. Nei prossimi giorni intanto si attendono le prime contestazioni formali per il mancato rispetto dello statuto. «Sono state violate tutte le regole», denuncia l’ex assessore Gladiseo Zagatto, consigliere comunale e tra i delegati di domenica: «Se anche uno solo si oppone all’acclamazione chiedendo il voto, bisogna votare. Comunque non è avvenuta né l’una né l’altra cosa».
È stato deludente, per Zagatto. Si augura però che Bossi abbia afferrato il messaggio: «È stato mal consigliato, evidentemente quelli che gli riferiscono hanno sbagliato. Ma credo che il capo abbia capito e possa ancora raddrizzare il tiro».
«Il metodo dell’elezione non è stato molto democratico», commenta il consigliere e delegato Massimo Realini, «è anche vero che a quel punto c’era un solo candidato». La domanda da porsi adesso, secondo Realini, è se Bossi sia o non sia ancora il leader. «È stato costruito questo mito del cerchio magico, ma ho l’impressione che le cose siano più complesse di quanto non appaiano anche a noi militanti».
Optano invece per il no comment, per il momento, gli ultimi due responsabili della segreteria politica di Varese, l’ex commissario Emanuele Monti e il segretario neoeletto Marco Pinti.
e.besoli
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