La bellezza di un papa che ammira la diversità

Quel Papa circondato dalle carrozzine ci resterà dentro per un bel pezzo. La carezza a quel bambino che di carezze nella sua vita non ne darà mai perché è nata senza braccia, non se ne andrà più via. È stato il giorno di San Francesco più bello di sempre, perché San Francesco avrebbe fatto esattamente così. I presunti grandi erano ad Assisi a farsi riprendere dalle telecamere, Papa Francesco era a San Pietro in mezzo al mondo dello sport paralimpico.

Diversamente Papa: d’ora in poi, noi lo chiameremo così: perché noi non avevamo mai avuto modo di vedere tanta tenerezza, mai avevamo avuto modo di leggere tutta questa attenzione verso i più piccoli.

Certo: nella “giornata dello sport paralimpico dal Papa” non sono mancate le storture tipicamente italiane. Perché certe cose fanno parte del nostro dna e davvero non ce la facciamo ad evitarle. E quindi abbiamo visto troppi dirigenti con giacca e cravatta in prima fila, troppa gente che non c’entrava nulla, troppe facce in cerca di telecamere. Ma chissenefrega, almeno per una volta.

Teniamoci l’entusiasmo di Margherita, otto anni e una mano sola, che ha portato a Roma la sua gioia di vivere e la genuinità dei suoi compagni di classe. Già, perché la piccola Marghe ha consegnato al Papa una lettera scritta insieme a tutti i suoi amici: “Francesco, ti aspettiamo qui da noi. Se non puoi venire ti lasciamo i nostri numeri di telefono (seguono i numeri di tutti i bambini). Ma se riesci a venirci a trovare, per noi sarebbe meglio il mercoledì”. Giù il cappello.

Teniamoci i brividi di Daniele Cassioli, non vedente e campione del mondo di sci nautico: perché lui il Papa l’ha annusato, l’ha sentito, l’ha visto a modo suo e ora saprebbe raccontarlo meglio di chiunque altro se qualcuno si prendesse la briga di chiederglielo.

Teniamoci le urla dei ragazzi della Canottieri Gavirate, contenti di esserci stati anche se alla fine il Papa è passato lontano da loro e non sono riusciti a salutarlo per bene.

Teniamoci il nostro Roberto Bof, che ieri sera ha iniziato a raccontarci la giornata con muso perché l’organizzazione non è stata quella che lui si aspettava. Ma poi quel muso si è trasformato prima in un sorriso e poi in occhi lucidi quando si è messo a parlarci dei suoi bambini e delle loro emozioni. E noi gli vogliamo bene proprio per questo.

Teniamoci la frase che ha detto il Papa: «La disabilità che sperimentate si trasforma in un messaggio di incoraggiamento per tutti coloro che vivono situazioni analoghe alle vostre, e diventa un invito a impegnare tutte le energie per fare cose belle insieme. Superando le barriere che possiamo incontrare intorno a noi, e prima di tutto quelle che ci sono dentro di noi».

Leggiamole bene, queste parole: e teniamole a mente perché verranno buone ogni volta che toccherà rispondere per le rime a chi si ostinerà a trattare la diversità come un ostacolo.

E teniamoci stretto quest’uomo grande, al di là del credo di ognuno di noi: la bellezza non ha confini, la semplicità non ha colori,l’emozione non ha religione. San Francesco, finalmente, è di tutti.

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