Il Museo del Paesaggio di Verbania, dopo la riapertura in seguito al riordino delle collezioni e a lavori di ristrutturazione, ospita al piano nobile da qualche mese una bella mostra dal titolo “I volti del cuore: la figura femminile da Ranzoni a Sironi e Martini”, visibile ancora per pochi giorni. Il finissage è infatti fissato per il 1 ottobre.
Curata da , l’esposizione comprende ottanta opere in parte provenienti dalla collezione del museo integrate con lavori di e altri che provengono dalla collezione della sorella dell’artista e dalla raccolta Isolabella. Il percorso espositivo, allestito in undici sezioni tematiche, ha l’ambizione di indagare il ruolo e soprattutto la presenza della donna nella pittura e scultura dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Novecento.
Si possono cosi ammirare i superbi ritratti femminili dipinti da , maestro della Scapigliatura, che appartengono al Museo: si tratta di sei dipinti tra cui il ritratto della Principessa Margherita di Savoia, 1869, dipinto con la tipica dissoluzione della forma che è la cifra espressiva del Ranzoni.
Attraversando le diverse sezioni allestite nella sede espositiva di Palazzo Dugnani a Verbania, ci si imbatte nelle figure femminili di
degli Anni 20 del Novecento e nell’antologia di opere di dove le figure umane occupano la scena come corpi volumetrici privati della loro psicologia, semplici forme dal realismo magico.
Interessante la sezione dedicata a Mario Sironi che con la selezione di opere in mostra prestate dalla sorella Cristina documenta la poco nota stagione giovanile del pittore e un’insolita declinazione Fauve con il capolavoro Cocotte e figure del 1915.
Una buona occasione per lasciarsi guidare attraverso le sale del museo in un itinerario di grande interesse e fascino tra una varietà di figure femminili dipinte e scolpite da celebri maestri nei diversi ruoli e nelle tante trasformazioni che hanno agitato il passaggio dell’arte dalla fine dell’Ottocento ai primi anni del nuovo secolo.
La sede espositiva di palazzo Dugnani ospita dal 1909 il museo che dal 1914 prende il nume di Museo del Paesaggio per iniziativa di .
Il fondatore colse all’epoca la straordinaria forza attrattiva del paesaggio antropizzato del territorio del Lago Maggiore ricco di suggestioni estetiche che nel tempo hanno suscitato l’ammirazione di artisti, letterati, viaggiatori e che dall’Ottocento entra nei percorsi internazionali del turismo dì élite e luogo privilegiato della villeggiatura della ricca borghesia industriale, similmente a quanto è accaduto per Varese.
Ebbene, Massara dà vita ad un’istituzione che oggi offre al pubblico collezioni di arte popolare, pittura, scultura che insieme concorrono a mostrare i vari aspetti dell’arte e della storia del territorio e il forte legame che si creò con gli artisti che vi soggiornavano per ritrarre la bellezza del paesaggio.
Varese con villa Mylius potrebbe dar vita a una istituzione simile. Le premesse ci sono tutte.