La brughiera è invasa dai cinghiali Impennata di danni a campi e auto

Contarli è impossibile. Più facile quantificare i danni che provocano all’agricoltura: 300mila euro solo lo scorso anno secondo il Parco del Ticino. I cinghiali “invadono” il Varesotto. E ora muovono verso sud. Besnate, Casorate Sempione, Lonate Pozzolo e Vizzola Ticino. L’area di Case Nuove a Malpensa, i boschi tra Samarate e Busto Arsizio. Persino Gallarate, nella zona dei Fontanili e fino al Monte Diviso. Secondo il piano faunistico venatorio elaborato dalla provincia di Varese queste sono le aree di presenza di questo suino. Un animale sempre più presente nel sud del Varesotto.

Praticamente impossibile realizzare un censimento. Difficile contare gli esemplari di una specie che si muove molto e lo fa esclusivamente nelle ore notturne. Ma «il fenomeno è massiccio», assicura , responsabile Agricoltura del Parco del Ticino. «A partire dal 2011 vengono abbattuti tra i 400 ed i 500 esemplari l’anno all’interno del parco naturale», ovvero la fascia più protetta dell’intera riserva. Un territorio di 21mila ettari che parte dal Varesotto per arrivare alla provincia di Pavia,

all’interno del quale ci sono 9mila ettari di terreno coltivato. E sono appunto gli agricoltori i primi a subire le conseguenze della presenza di questi animali. «Distruggono le coltivazioni di mais e i prati da fieno, si cibano di piccoli frutti», spiega il presidente di Coldiretti Varese , «lo scorso anno almeno 200 aziende agricole hanno registrato dei danni causati dalla presenza del cinghiale». Nella zona di Malpensa sono arrivati «costeggiando il lago». Senza contare i rischi per gli automobilisti, sempre più spesso costretti a fare i conti con questi incontri ravvicinati.

Ma cosa li ha spinti verso Sud? «Da tre o quattro anni c’è una cinipide che sta devastando i castagni». Si tratta di un parassita arrivato dalla Cina che colpisce le piante e ne riduce la produzione. E costringe gli ungulati a cercare altro cibo, muovendosi anche in zone per loro nuove. Causando però danni alle coltivazioni e rischiando anche di provocare incidenti. Come è avvenuto nel luglio di due anni fa, quando un esemplare adulto ha attraversato la superstrada 336 di Malpensa.

Una “gita” che fortunatamente si è conclusa senza conseguenze né per l’animale, né per gli automobilisti. Non è tutto. «Siamo preoccupati anche per la biodiversità», aggiunge De Paola, «per diverse specie floristiche di interesse, una sovrapopolazione di questi ungulati rappresenta un problema».Di fronte a questa situazione, la risposta del Parco del Ticino passa da un corso per abbattitori di cinghiali rivolto ai titolari di aziende agricole e ai loro dipendenti, al quale possono accedere realtà che negli ultimi tre anni abbiano subito gravi danni. Si tratta di aumentare il numero degli esemplari uccisi. Con l’auspicio che, riducendo il numero di cinghiali, si riducano anche i danni.

© riproduzione riservata