Il tragico evento del 4 luglio u.s. sulla Marmolada dove il distacco del ghiacciaio ha causato diverse vittime travolte da una frana, discesa verso valle a 300 km orari, ci dovrebbe far pensare e ci ricorda come il cambiamento climatico incide profondamente anche sulle nostre abitudini e sul nostro stile di vita.
A tal proposito oltre alle alte temperature vorrei far presente come anche l’inquinamento ambientale contribuisca allo scioglimento dei ghiacci.
Il particolato PM 2,5 dove il numero indica la dimensione delle particelle inferiori a 2,5 micrometri ovvero un millesimo di millimetro, possono essere trasportate dal vento per chilometri e rimanere sospese nell’aria anche per mesi. Il vento e le correnti fanno giungere questi inquinanti fino ai ghiacciai dove in parte vengono con il tempo inglobati nello stesso e in parte vanno a creare uno strato superficiale uniforme che impedisce l’albedo, fondamentale per impedire alla neve e ai ghiacciai di assorbire l’energia solare e di disciogliersi. Di conseguenza lo strato superficiale di inquinante causa la fluidificazione del ghiaccio sottostante e le conseguenti frane.
Oltre agli evidenti effetti sulla salute umana il particolato ha quindi effetti anche sul clima globale, determinando sia riscaldamento che raffreddamento del pianeta. Il black carbon (nerofumo dalle dimensioni di 0,1 micrometri) contenente atomi singoli o catene di carbonio, responsabile di veicolare nell’organismo una serie di sostanze tossiche a cui si lega una volta sprigionato nell’aria, è il risultato della combustione incompleta di combustibili, sia di combustibili fossili che del legno. Nelle aree urbane le emissioni di black carbon sono causate principalmente dal trasporto stradale, in particolare dai motori diesel. Oltre ai suoi effetti sulla salute Le particelle di black carbon assorbono radiazioni solari e radiazioni infrarosse e per questo motivo, se sospese in atmosfera, hanno un effetto sul riscaldamento globale e a causa dei venti viene trasportato e depositato sui ghiacciai impedendone l’albedo e velocizzandone lo scioglimento.
Dobbiamo inoltre considerare come aspetto fondamentale che solo negli ultimi decenni si è presa consapevolezza dell’importanza dell’inquinamento ambientale e quanto questo sia determinante per il nostro benessere, consapevolezza che ha portato a proibire l’utilizzo di una serie di sostanza, pensiamo ad esempio al DDT dicloro difenil tricloroetano l’insetticida più utilizzato a partire dagli anni ’40 il cui utilizzo è stato vietato per l’uso agricolo in Italia solo nel 1978, il divieto di tale sostanza sempre ad uso agricolo a livello mondiale fu ufficialmente formalizzato solo a partire dal 2004, ma viene ancora utilizzata con limitazioni definite dalla norma.
È quindi evidente come una serie di sostanze tossiche il cui uso è stato vietato solo recentemente come nel 2004 con la convenzione di Copenhagen, ma utilizzate per decenni e trasportate dalle correnti e immagazzinate anche nei nostri ghiacciai, oggi con il discioglimento vengono rilasciate nuovamente nell’ambiente redendo vani tutti gli sforzi ambientali condotti a partire dagli anni ‘50-’60 con molta fatica e con una perdita umana e ambientale gravosa.
La consapevolezza della gravità ambientale giunge dallo spazio a partire dalla fine del secolo scorso. Nel 1999 è stato lanciato nell’esosfera a più di 500 km dalla crosta terrestre il satellite TERRA dalla NASA con lo scopo di monitorare la distribuzione dell’inquinamento nel globo terrestre in particolare nella troposfera, ovvero la fascia di atmosfera che ci permette di respirare.
Attraverso una serie di fotografie il satellite terra è in grado di “colorare” l’intero globo terrestre con cromie dal rosso intenso al blu dove il rosso evidenzia le aree più inquinate.
Quali i risultati della consapevolezza globale? gli Stati emergenti nell’economia moderna sono i più inquinati così come le regioni densamente popolate come Cina Orientale, India Settentrionale, l’Europa a “macchia di leopardo” è più inquinata degli Stati oltre oceano (dove i valori migliori di PM2,5 si riscontrano in Canada, in Australia e in America Latina). In Italia purtroppo vantiamo il primato e tra le regioni più inquinate al mondo da PM2,5 abbiamo la Pianura Padana.
In Europa il particolato è l’inquinante atmosferico che provoca i maggiori danni alla salute umana. Il particolato è una miscela di particelle solide e liquide (costituita da sostanze organiche e non) sospese e fluttuanti nell’aria. Viene generalmente distinto in due categorie in base al diametro aerodinamico (alcune di queste particelle hanno dimensioni di un venticinquesimo della sezione di un capello PM2,5) e grazie a questa sua caratteristica dimensionale penetrano in profondità nei nostri polmoni e addirittura (come l’ossigeno) vengono direttamente veicolate nel flusso sanguigno.
Il particolato è il risultato di
- emissioni residue di processi industriali, centrali elettriche e inceneritori
- residui dei processi di combustione usati per il riscaldamento (legna e derivati o idrocarburi)
- sostanze residue derivate dall’usura del manto stradale e degli pneumatici
- emissioni dallo scarico dei veicoli a motori
L’effetto sulla nostra salute è determinato anche dalle componenti del particolato che sono diverse e possono contenere anche alcuni metalli pesanti come l’arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e l’amianto.
Secondo il rapporto dell’OMS «Rassegna delle prove sugli aspetti sanitari dell’inquinamento atmosferico», un’esposizione prolungata alle particelle sottili può scatenare l’aterosclerosi, creare problemi alla nascita (sostanze teratogene causa di malformazioni nei feti) e malattie respiratorie nei bambini. Lo studio inoltre suggerisce un possibile collegamento con lo sviluppo neurologico, le funzioni cognitive e il diabete, e rafforza il nesso di causalità tra PM2.5 e morti cardiovascolari e respiratorie. Inoltre Si calcola che per una presenza di PM 2,5 superiore di 10 punti rispetto al massimo consentito vi sia un incremento della probabilità di contrarre il cancro pari al 7%
Secondo il progetto Aphekom, co-finanziato dalla Commissione Europea, l’inquinamento atmosferico provoca in Europa una riduzione dell’aspettativa di vita pari a circa 8,6 mesi a persona.
Erica Dalsass – esperto in interventi di risanamento