La crisi taglia le scuole paritarie Crollo alle superiori: troppo care

La scuola paritaria, in tempo di crisi, perde studenti. Il calo nella nostra provincia non è complessivo – siamo passati dai 26.601 studenti dell’anno scolastico 2011-12 ai 26.500 dell’anno 2013/14, con un picco verso il basso di 26.296 studenti nel 2012/13) – ma interessa in modo forte le scuole superiori.

Tre anni fa gli studenti che avevano scelto di diplomarsi alle paritarie erano 3.600; l’anno dopo 3.400; quest’anno 3.173.

Questo nonostante le scuole paritarie abbiano una lunga storia nella nostra provincia, iniziata nel 1629 dal collegio Rotondi di Gorla Maggiore (una delle ultime arrivate è la Manfredini di Varese).

Da una parte ci sono genitori che fanno i salti mortali per assicurare ai propri figli l’istruzione in cui credono (per la scuola Steiner, per esempio, ci sono parenti impegnati nel trasporto fino alla sede di Lugano); dall’altra ci sono famiglie che, per tagliare le spese, rinunciano alla scuola dei sogni.

Ma davvero il calo di iscrizioni è dovuto solo alla necessità di risparmiare? «Ci sono motivazioni economiche, ma non solo – spiega don , rettore del collegio Bentivoglio di Tradate – Siamo di fronte a una mancanza di investimento educativo da parte delle famiglie specialmente nelle scuole superiori. Tendenzialmente i genitori sono più disposti a “curare” un figlio nella fase iniziale dell’apprendimento e della crescita. Non considerano, però, che il periodo più critico è l’adolescenza. È in quell’età che un ragazzo ha più bisogno di qualcuno che gli stia accanto».

«Una scuola paritaria ha più attenzione alla persona, ma gli adolescenti da soli non lo capiscono. Interpretano come limitazione di libertà la presenza degli insegnanti. E così, spesso, sono gli adolescenti a non voler andare alla scuola privata e a scegliere un liceo pubblico».

Che le scuole paritarie costino alle famiglie è innegabile. Lo stato risparmia parecchi soldi per ogni studente inserito nel percorso “paritario”, ma i contributi per la “libertà di scelta” sono davvero irrisori se comparati alle rette delle private. «C’è davvero libertà di scelta per le famiglie? – si chiede provocatoriamente suor , direttrice della scuola Maria Ausiliatrice di Varese – Il settore economico non libera le famiglie di scegliere uno stile educativo in coerenza di quello in cui credono».

Le scuole dell’infanzia “tengono”: nella nostra provincia sette bimbi su dieci frequentano un asilo paritario (le cui rette sono nella maggior parte dei casi uguali a quelle statali).

© riproduzione riservata