A quasi cinquant’anni dalla nascita del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali (oggi MIBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) ne è passata di acqua sotto i ponti della politica di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali nel nostro paese.
La creazione nel 1974 del nuovo ministero affidato al senatore , primo Ministro della storia della Repubblica ad occuparsi esclusivamente della tutela del nostro patrimonio storico artistico e ambientale, fu una vera avventura dalla complessa gestazione avviata dopo il lavoro della Commissione Parlamentare d’Inchiesta, fra il 1964 e il 1966, e per l’impulso decisivo delle due Commissioni Papaldo, istituite con il compito di sistematizzare le nuove funzioni di tutela e valorizzazione nel settore dei Beni Culturali in previsione della creazione di nuove strutture governative in grado di applicare le linee guida emerse dalle tre Commissioni.
Fino a quel momento la materia dipendeva dal ministero della Pubblica Istruzione e dalla Legge Bottai, una buona legge ancora valida e considerata legge quadro del settore tanto da rifluire nel 1999 nel Testo Unico dei Beni Culturali e , in parte, dalla legge urbanistica del 1942.
Tra le tante novità introdotte dai lavori parlamentari d’inchiesta, oltre alla centralizzazione della tutela e alla creazione del nuovo Ministero, il tentativo di tracciare le linee guida della politica culturale moderna con al centro il patrimonio culturale e la creazione di premesse per una fruizione allargata all’intera società civile di tutti i Beni Culturali intesi come testimonianza dell’evoluzione dei luoghi e delle comunità, superando l’inadeguatezza del giudizio estetico o “finanziario” che attribuiva valore alle opere d’arte “da museo” per una maggiore consapevolezza che un Bene Culturale è anche oggetto materiale o immateriale di una relazione simbolica con il luogo di appartenenza.
Non solo capolavori, ma anche opere minori per la nostra cultura, anche locale, in quanto “testimonianza avente valore di civiltà” (Commissione Franceschini, 1967). Un settore, quello dei Beni Culturali, così fragile che negli ultimi mesi occupa uno spazio affatto secondario nella discussione politica intorno ai provvedimenti proposti dal ministro Franceschini.
Fra i provvedimenti attuati che interessano una nuova legge per lo spettacolo, la riforma del sistema museale, una rinnovata sinergia tra governo e istituzioni comunitarie in tema di tutela e valorizzazione del sito archeologico di Pompei, il Ministero si è occupato anche della delicata questione della regolamentazione del mercato delle opere d’arte. “Una questione urgente” come dichiara lo stesso Franceschini per contrastare il mercato illecito delle opere d’arte e limitarne la commerciabilità grazie all’innalzamento della soglia temporale di realizzazione di un’opera d’arte a settant’anni e non cinquanta.
Di questo tema si è parlato venerdì nell’aula magna di via Bertolone nel corso di una iniziativa promossa dal Dipartimento di Storia dell’Arte del Liceo Classico Cairoli e dalla docente responsabile professoressa dedicata proprio al tema della fragilità del Patrimonio Culturale alla luce delle recentissime riforme.Relatrice la dottoressa , ricercatrice in materia di Diritto dell’arte e in particolare dei reati contro i Beni Culturali.
Prevista anche la partecipazione del Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Varese, dottoressa assente giustificata per impegni istituzionali ma che ha portato tramite un suo scritto un contributo importante per far capire ai numerosi studenti presenti l’importanza della tutela del patrimonio culturale e del diritto che lo disciplina come occasione di riflessione anche sulla storia del proprio paese.
Zanetti ha parlato del diritto dell’arte sottolineando la difficoltà a volte del dialogo tra il diritto (fenomeno locale, nazionale) e l’arte (fenomeno globale); dopo un excursus sulle origini della disciplina si è poi soffermata sui reati di esportazione illecita e furto d’arte – riconosciuto finalmente come fattispecie autonoma di reato- e sulle novità in materia di circolazione di opere d’arte. Altra novità introdotta è quella della soglia economica al di sotto della quale il bene culturale può transitare liberamente fuori dai confini nazionali, 13.500 euro, dietro semplice autocertificazione. Si tratta della soglia più bassa in Europa e come ha fatto notare con intelligenza uno studente con una domanda molto pertinente il rischio di affidare l’autocertificazione ad un privato è alto.
Secondo il ministro Franceschini è una normativa che favorisce la circolazione all’estero di opere non vincolate lasciando comunque inalterato il sistema di tutela. Ed è la posizione condivisa dagli operatori del settore: antiquari e mercanti d’arte. Critiche e preoccupazioni invece arrivano da chi teme un allargamento delle maglie con opere che lasciano il paese e quindi sottratte alla fruizione del pubblico e alla visione degli studiosi.
Un tema caldo che ha suscitato e susciterà numerose polemiche. L’augurio della relatrice, a conclusione del suo intervento, è che alla fine il cittadino diventi responsabile e che una profonda cultura dello Stato faccia la differenza.