E-mail “minacciosa” targata Agenzia delle Entrate: ma è una truffa per rubare dati sensibili. E non solo. Due casi segnalati in provincia di Varese: le potenziali vittime per fortuna non ci sono cascate, ma la polizia di Stato mette tutti in guardia.
È dal profilo Facebook Agente Lisa, “avatar” del Corpo, che è stato diffuso l’allarme dopo numerosi casi segnalati in tutta Italia. Due dei quali (almeno due sono quelli accertati) anche nella nostra provincia. Il trucco è semplicissimo. Dopo false eredità da uno sconosciuto zio d’America per riscuotere le quali venivano richiesti versamenti a un “notaio” da migliaia di euro (in un caso i truffatori, che agivano dalla Spagna, sono riusciti a ingannare anche un’anziana varesina) e i finti bambini malati con raccolta fondi per sostenere costosissime cure mediche, i cyber truffatori sono tornati all’austerità.
Per rubare dati, mettendo in pratica il così detto phishing) oggi fanno ricorso a enti e istituzioni riconosciuti, riconoscibili e nella maggior parte dei casi capaci di mettere in ansia il cittadino. Perché nessuno ignora una missiva delle Agenzie delle Entrate, che anche un semplice errore può costare parecchio al contribuente. Ed è su questo fattore che i truffatori giocano: l’ufficialità della comunicazione che non può essere ignorata.
Nella mail, molto formale, l’ente informa la vittima designata che è stato accertato un mancato versamento di imposta relativo ad un anno qualsiasi, ovviamente ormai archiviato nel remoto passato, così che il cittadino non possa lì per lì verificare immediatamente la correttezza della segnalazione. Non solo, nella mail si avverte anche il malcapitato che la pendenza deve essere regolata entro tempi astringenti al fine di non incappare in una sanzione da mille euro.
La vittima che si ritrova davanti una simile segnalazione può iniziare a preoccuparsi e mentre cerca il numero del commercialista vede il link allegato alla mail. Un link che, sempre tra le righe falsamente attribuite all’Agenzia delle Entrate, può permettere all’utente di accedere a dati più precisi. Cliccando sul link si fa scattare la trappola messa a punto dai truffatori. Il link infatti importa un virus molto potente capace di saccheggiare tutti i dati contenuti nel pc della vittima. Dati sensibili che possono portare a clonazione di carte di credito, ad esempio, o nei casi più estremi alla stipula a nome dei malcapitati di finanziamenti utilizzati per l’acquisto di beni di valore.
In altri frangenti i truffatori più spregiudicati hanno sequestrato l’intero contenuto dell’hard disk appestato chiedendo poi al proprietario il pagamento di un riscatto per il “rilascio” delle informazioni bloccate. L’avvertimento è sempre lo stesso: mai aprire mail o messaggi di questo genere.
Agenzia delle Entrate, istituti bancari e enti istituzionali non comunicano con il cittadino attraverso delle semplici e mail. Segnalare inoltre la trappola telematica alle forze di polizia in modo che possano adottare le dovute contro misure.