«Caro sindaco, stavolta hai sbagliato. Non dovevi officiare quella cerimonia per l’unione gay». La tirata d’orecchi al sindaco per aver celebrato in prima persona la prima unione civile della storia della città arriva da un suo amico storico, , uno dei fondatori di Busto Grande, gruppo che prima di ogni altra forza politica ha sostenuto al candidatura di Antonelli a sindaco. Sabba, che parla a titolo personale e non a nome dell’intero gruppo, ha masticato amaro quando ha visto sul nostro giornale le foto di Antonelli che, «irresponsabilmente contento», sanciva la prima unione civile, sabato a palazzo Gilardoni.
E avrebbe tanto preferito che Antonelli, a cui è da sempre legato (entrambi provenienti da Alleanza Nazionale, Sabba era responsabile dei giovani del Pdl di “Giovane Italia” a Busto e Antonelli coordinatore del partito di centrodestra), avesse compiuto la scelta del suo collega sindaco di Gallarate , che non officerà personalmente le unioni civili, lasciando che a farlo siano i funzionari dell’ufficio di stato civile. «So che la mia è una lotta contro i mulini a vento e che la maggiorparte delle persone è
ormai immersa nel messaggio “mainstream” di accettazione di questo tipo di unioni, ma non mi rassegno e non cambierò idea – sostiene Sabba, che sta conducendo una sua piccola “crociata” sui social network – su questo tema vedo in giro tanto “paraculismo”, persone che pubblicamente si esprimono a favore delle unioni civili, ma che poi nella vita quotidiana sono chiuse e razziste. Non mi vergogno di dire quello che penso, e sono convinto che moltissimi la pensano come me ma non osano dirlo».
Al sindaco Emanuele Antonelli la tirata d’orecchi è tutto sommato amichevole: «Non è come noi, è pragmatico e pratico, li sposa perché li deve sposare, visto che lo dice la legge – spiega Matteo Sabba – forse fa bene lui, ma io continuo a credere che chi si candida e fa politica debba prendere posizione, anche posizioni scomode, altrimenti bastano i funzionari e i dirigenti». Nel caso specifico, Sabba è assolutamente contrario alla legge Cirinnà (e tempo fa non aveva mancato di farlo notare pubblicamente alla stessa deputata del Pd che ha dato il nome al provvedimento che ha istituito le unioni civili): «Ci sarebbero stati altri mille strumenti per riconoscere diritti alle coppie gay, queste unioni invece sono solo l’arma messa in mano alla magistratura per far passare le adozioni alle coppie gay».