«La Freerider è gioia. E fa anche scuola»

L’amico Roberto Bof ci racconta i weekend trascorsi insieme ai ragazzi che sciano da seduti

Il Freerider Ski Tour lo conosciamo bene eppure è sempre una piacevole novità, specie se a raccontarcelo sono la voce e gli occhi amici di Roberto Bof.
Gli ultimi due fine settimana il Bof li ha passati sull’Appennino, prima a Sestola e poi all’Abetone, insieme al grande gruppo della Freerider, che ormai è qualcosa di più di una “semplice associazione che insegna lo sci da seduti”. È una famiglia che si riunisce in tutta Italia, dal Trentino Alto Adige all’Abruzzo (ma è stata anche in Sicilia) e che fa scuola, ovunque vada. Come ci spiega il Bof, infatti, «La Freerider ha abituato negli anni i vari albergatori a modificare le loro strutture, a rendere accessibili gli impianti di risalita. Insomma, la Freerider sta facendo scuola e non solo in questo: ad esempio insieme alla Polizia di Stato ha redatto il protocollo di utilizzo del monosci».

Una conferma in tal senso la diede anche Pasquale Canclini, direttore degli impianti di Bormio, nel giorno della presentazione: «Grazie all’invasione di questi ragazzi in carrozzina ho capito tante cose, ad esempio come la nostra stazione sciistica non fosse attrezzata abbastanza per ospitarli. Grazie a loro ho capito che c’erano delle barriere architettoniche da eliminare, grazie a loro siamo cresciuti anche noi ed ogni anno è bellissimo averli tra noi».
E anche quest’anno, al primo di aprile, l’invasione Freerider sarà a Bormio. Questo oltretutto è l’anno in cui la realtà di Freerider giunge alla quindicesima edizione dello Ski Tour, e ogni anno le tappe sono uniche, indimenticabili.

Come dicevamo, l’ultima si è svolta da mercoledì a sabato scorso all’Abetone, sull’Appennino pistoiese, in collaborazione con l’Unità Spinale di Firenze: «Undici anni fa l’Unità Spinale fondò il suo gruppo sportivo e, venuti a conoscenza dell’esistenza dello Ski-Tour, vollero organizzare una loro tappa – prosegue e conclude il Bof – Così da undici anni a questa parte, l’appuntamento in Toscana è dedicato a loro. Quest’anno è stata limitata nei numeri, anche perché si è svolta in settimana,

però ha permesso forse di avere una gestione più “uno ad uno” degli sciatori con i volontari. Gli iscritti sono stati sedici, di cui quattro o cinque alla primissima esperienza. È stata una tappa stupenda, in un posto fantastico, con un albergo favoloso e soprattutto con tutte le strutture accessibili, proprio per il discorso che facevamo prima. La tappa di Sestola è stata invece organizzata dai ragazzi della Spina Bifida, che l’anno scorso portò i ragazzi in provincia di Varese nel mese di luglio. Un’esperienza che stiamo cercando di ripetere, perché le idee sono sempre di più e la collaborazione con l’Ats Insubria e la Varese Sport Commission sarà ancora maggiore».