La gaffe della rai e il canone puntuale

«Nulla è perduto, salvo l’onore». L’editoriale del nostro Bruno Melazzini

Alzi la mano chi non è stato beffato da Mamma Rai all’inizio dell’anno. Ok, ok: non tutti. Ma io sì. E come me sono molti gli italiani che la notte di San Silvestro hanno fatto volare il tappo dell spumante con una manciata di secondi d’anticipo, ingannati dal pigro countdown della nostra gloriosa tivù nazionale.
Niente di disastroso, per carità. I guai sono altri e ce ne faremo una ragione. Anche se gabbati allo scoccare della mezzanotte (pardon,

delle 23.59) e trasformati tutti in Fantozzi per una sera, rimaniamo sempre noi stessi.
Nulla è perduto, salvo l’onore. L’onore della televisione di Stato, che inizia il 2016 così come aveva concluso il precedente, e quello prima, e quello prima ancora: non al passo con i tempi.
Che poi dai vertici di viale Mazzini ci vengano a dire, con una battuta stonata, che «la Rai si è dimostrata ancora una volta avanti» sa di bestemmia, termine a suo volta protagonista dell’infelice, e costoso, spettacolo di fine anno. Ma errare è umano e allora consoliamoci: quest’anno il canone Rai lo pagheremo in bolletta, senza la fatica di andare a far la fila in banca o in posta.
Tutto benissimo, però… Però quando paghiamo un abbonamento, soprattutto perché obbligati da una legge dello Stato, ci aspettiamo un servizio di qualità, puntuale, autorevole, ufficiale. Se questi pilastri traballano allora un po’ ci incavoliamo. E ci aspettiamo che ci venga offerto, come fa il negoziante di fiducia sotto casa quando il prodotto è difettato, un piccolo sconto. Ecco, la Rai faccia così: si scusi non a parole, ma coi fatti. E ci scali qualche altro euro dal canone 2016. Consentendoci così di festeggiare. Finalmente in orario.