10 Feb 2013
di 
2 minuti di lettura
VARESE «La spesa la faccio sempre io» assicura l’ex ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, al termine del fuoco di fila di domande della nostra intervista, in cui si è dovuta districare tra i prezzi della mezza dozzina di uova, del pane e del latte (ma anche dell’asilo nido, visto che è mamma).
Stavolta non c’è in palio «una poltrona per due», perché con il Porcellum l’ex ministro (capolista alla Camera nella circoscrizione Lombardia 2 di cui fa parte anche la provincia di Varese) la sua poltrona se l’è
già assicurata. Ma Maria Stella Gelmini, accompagnata in redazione dal vice coordinatore provinciale del Pdl Gian Paolo Ermolli, si presta volentieri al gioco e tutto sommato se la cava, pur sottostimando qualche prezzo, come peraltro era già successo ai suoi colleghi pidiellini candidati al Pirellone.
C’è anche spazio per la politica, oltre al carrello del supermercato. A sorpresa Gelmini elegge Angelino Alfano come suo politico preferito: forse gli manca il «quid» ma è pur sempre anch’egli, come la stessa politica bresciana, un rappresentante della nuova generazione cresciuta accanto al leader Silvio Berlusconi.
Il più grande successo della sua carriera? La riforma universitaria che porta il suo nome, of course. «È appena entrata completamente in vigore – chiarisce – prima di bocciarla come hanno fatto tanti nostri avversari andrebbe verificata alla prova dei fatti». Il più grande errore? «Non aver spiegato sufficientemente bene i tagli alla scuola».
Quelli che l’hanno fatta passare, nell’immagine che hanno dato i suoi detrattori, come prona alle forbici di Tremonti, mentre invece «a dispetto delle balle che racconta Vendola, i tagli sono stati esclusivamente sulla spesa corrente e non sulla qualità».
Per la prossima legislatura promette di decurtarsi lo stipendio («Come tutti i candidati del Pdl, ho firmato il patto del parlamentare che ci impegna a riformare i costi della politica») e nel gioco della torre non ha dubbi: tra Ambrosoli e Albertini, già l’ex sindaco di Milano, «passato al trasformismo».
Andrea Aliverti
s.bartolini
© riproduzione riservata
