La Gioeubia: il rogo propiziatorio che scalda l’inverno lombardo torna l’ultimo giovedì di gennaio

Una tradizione antica che cade l'ultimo giovedì di gennaio e che unisce comunità e quartieri tra riti del fuoco, piatti tipici e speranza per la primavera.

Giovedì 31 gennaio sarà una serata di fuoco, di sapori condivisi e di abbracci calorosi per contrastare il gelo invernale: torna il rito della Gioeubia, il rogo propiziatorio che si celebra in molte zone della pianura lombarda e piemontese, dalla Brianza al Varesotto, passando per il Milanese, il Novarese e fino al Piacentino.

Il fulcro della tradizione è il rogo del fantoccio della strega, simbolo dei mali dell’anno passato e dell’inverno, un gesto benaugurante per il nuovo anno. Le giornate, ormai più lunghe, preannunciano il superamento del periodo più duro e l’attesa della primavera.

Le tradizioni locali: Busto Arsizio, Gallarate e oltre

Ogni località conserva usanze particolari. A Busto Arsizio, le Gioeubie sono numerose e coinvolgono i quartieri: i fantocci, spesso ironici e oggetto di polemiche goliardiche, si radunano in piazza per il rogo collettivo.

A Gallarate, il “rogo della Giubbiana” è itinerante e cambia quartiere ogni anno. Nel 2025 si terrà ad Arnate, al campo sportivo dalle 20:30, accompagnato dal tradizionale risotto con luganega, cucinato nella celebre pentola del Guinness dei Primati del 1998.

A Lonate Pozzolo, si celebra con una cena frugale detta “cinin”, che prevede “salamin cui fasurit” (salamini e fagiolini). A Cardano al Campo, si usa il nome di “Zobia”, mentre in località come Arsago Seprio, la tradizione si ricollega ad antiche usanze celtiche.

Nella Valle Olona, i roghi si moltiplicano da Castellanza a Legnano, coinvolgendo intere comunità in questa celebrazione del fuoco.

Un mese di riti del fuoco e della luce

La Gioeubia è parte di un ciclo di tradizioni legate al fuoco e alla luce che animano gennaio. Tra queste, il celebre falò di Sant’Antonio a Varese e altre usanze come il rogo dell’ultimo dell’anno a Germignaga, noto come “sa brusa ul vecc”.

Un’occasione per riunirsi, affrontare il freddo insieme e accendere simbolicamente la speranza in un futuro più luminoso e sereno.