Atene, 4 ott. (Apcom) – Obiettivo la maggioranza assoluta: il
Partito Socialista greco (Pasok) si presenta come netto favorito
alle elezioni politiche che si svolgono oggi ma avrà bisogno di
raccogliere circa il 40% dei suffragi per poter governare da
solo. Le urne si sono aperte regolarmente e chiuderanno alle 18
ora italiana.
Comunque vada, il leader socialista Georges Papandreou è quasi
certo di approdare al governo vendicando le sconfitte patite
nelle due ultime consultazioni ma, come ha chiesto nell’ultimo
comizio elettorale, “neanche un voto deve andare perso per poter
garantire al Paese le profonde riforme di cui ha bisogno e che
non sono possibili se non con un governo monocolore”.
Il premier conservatore Costas Caramanlis, riconfermato du anni
fa con la maggioranza assoluta di un voto (151 seggi su 300) ha
deciso di ricorrere alle elezioni anticipate per ottenere un
mandato chiaro sulle misure di austerità che saranno
prevedibilmente necessarie per superare gli effetti della crisi
economica mondiale: tuttavia da alcuni mesi a questa parte il
governo è oggetto di forti critiche a causa della cattiva
situazione finanziaria e dei numerosi scandali di corruzione.
Inoltre, la popolarità di Caramanlis ha subito un forte calo nel
corso dei disordini provocati l’anno scorso dall’uccisione di un
giovane da parte della polizia; la contestata gestione della
crisi estiva provocata dagli incendi forestali (oltre 21mila
ettari di vegetazione distrutti nella sola regione di Atene)
sembra aver definitivamente compromesso la posizione del governo.
In un panorama dominato dai due principali partiti, i
conservatori di Nea Demokratia (Nd) e il Pasok, a decidere
l’assetto del futuro esecutivo saranno le formazioni minori: i
comunisti del Kke, l’estrema destra del Laon e la sinistra
radicale del Syriza.
La legge greca proibisce la pubblicazione dei sondaggi nelle due
settimane precedenti il voto: il Pasok era dato al 40% (vicino
quindi alla maggioranza assoluta) con sette punti di vantaggio su Nd; comunisti e sinistra radicale venivano accreditati
rispettivamente dell’8,5% e del 3,5% delle preferenze, l’estrema
destra del 6,5% mentre i Verdi non supererebbero la soglia di
sbarramento del 3%.
Rimane però l’incognita del voto giovanile: il tasso di
disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni ha
raggiunto il 17% e forse non a caso i giovani hanno partecipato
in modo massiccio ai disordini dell’anno scorso; se il loro
rifiuto della Nd appare certo non è detto che le preferenze
vadano all’altro grande partito istituzionale.
Mgi
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