SARONNO «Sono stupito dell’iniziativa della Procura, anche in considerazione dello stato della controversia in sede civile, e spero che l’autorità giudiziaria rivaluterà il provvedimento alla luce dei nuovi elementi che verranno forniti». È il secco commento di Luca Lazzaroni, amministratore delegato della Paolo Lazzaroni, dopo i sequestri in via preventiva operati dalla guardia di finanza di diverse partite di biscotti, i prelibati amaretti, in negozi e supermercati di tutta Italia.
L’ultimo capitolo della lunga battaglia legale che contrappone due gruppi imprenditoriali che si fregiano dello stesso cognome, bandiera della produzione dolciaria saronnese. Paolo Lazzaroni contro Davide Lazzaroni, la società acquisita dalla Cambell, poi dalla Citterio e infine dal gruppo napoletano Ragosta, alla quale l’ordinanza di sequestro emessa dal sostituto procuratore di Busto Arsizio sembra dare ragione. Scatole di biscotti nei giorni scorsi sono state ritirate dagli scaffali dalle fiamme gialle e stipate nei magazzini, con un grosso danno economico per la Paolo Lazzaroni,
specializzata anche nella produzione di liquori. Scatole che, secondo l’ordinanza, «potranno essere dissequestrate e devolute a istituti benefici e Onlus». L’oggetto della discordia sono marchi come «Amaretti del chiostro di Saronno», «Amaretti di Saronno specialità» o la grafia in corsivo svolazzante della lettera L, dei quali entrambi i gruppi imprenditoriali rivendicano la paternità. E che, secondo la Paolo Lazzaroni, sarebbe stata invece autorizzata in sede civile.
Un brutto colpo per i vertici dell’azienda, ritenuti responsabili del reato di «contraffazione di marchio», con l’aggravante di «aver cagionato un danno economico di rilevante gravità». Entro lunedì si attendono le contromosse della Paolo Lazzaroni, per scrivere il prossimo capitolo della battaglia legale sul logo dei prelibati biscotti.
f.tonghini
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