La Lega contro la moglie di Rispoli “Diffama l’immagine di Lonate”

LONATE POZZOLO  «A Lonate la ‘ndrangheta sta nei palazzi che contano». «Andatelo a chiedere a chi ha reso edificabili terreni che non lo erano».

Sono le frasi attribuite alla moglie di Vincenzo Rispoli, risalenti al 23 novembre scorso, quando fuori dal tribunale di Busto Arsizio in occasione di un’udienza del processo «Bad Boys» la donna ebbe una discussione con Massimo Brugnone, coordinatore regionale di «Ammazzateci tutti», che la sera precedente era stato relatore ad un incontro sulla legalità in paese.

Ora quelle dichiarazioni vengono riprese dalla locale della sezione della Lega Nord che chiede all’esecutivo guidato dal sindaco Piergiulio Gelosa chiarimenti circa il loro contenuto. L’ennesimo capitolo, insomma, di una vicenda di cui troppo spesso si parla malvolentieri e a fine di strumentalizzazione mediatica come denunciato in più di un’occasione dal sindaco.

Stavolta, però, precisa il numero uno padano Paolo Tiziani «l’intenzione non è di tornare su argomenti che, finché non ci saranno novità processuali o di nuove indagini, altro non fanno che mettere in cattiva luce la stragrande maggioranza delle persone oneste lonatesi, e di conseguenza la possibilità di crescita del paese stesso». Bensì, se lo augura, offrire alla maggioranza Pdl-Udc «la possibilità di rispondere alla signora Rispoli, per salvaguardare il buon operato di tutti i dipendenti comunali, e perché no, di tutto il consiglio comunale». E, oltre a questo, scongiurare in maniera definitiva che le affermazioni risultino vere.

Il dito dei padani è puntato in particolare contro la seconda affermazione, circa l’esistenza di terreni resi edificabili. A questo proposito il Carroccio domanda alla giunta, «per fugare ogni sospetto ed ombra sulla gestione della cosa pubblica», se si sia mai verificata un’eventualità del genere, anche sotto la responsabilità di precedenti amministrazioni. Se sì, «quanti siano i casi, quali le motivazioni e i benefici per la comunità».

I lumbard domandano infine se il governo cittadino abbia valutato gli estremi per la querela a tutela dell’immagine dell’ente. Le accusa «gravissime e diffamatorie», infatti, rimandano alla memoria del caso Geometro, l’anonimo utente web del sito dei democratici che non aveva lesinato critiche infamanti nei confronti del Palazzo. Allora però si trattava di cave e scavazioni abusive. Oggi di mafia.

f.tonghini

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