«La Lega delle origini vive in noi. Quella di Salvini invece va altrove»

Il fondatore del Grande Nord, Marco Reguzzoni: «A Bossi uno schiaffo immeritato»

La Lega abbandona il “Nord” nel simbolo, e Grande Nord è pronta alla sfida. «Guardiamo all’elettorato della Lega delle origini, perché con Salvini il Carroccio ha preso un’altra strada» – annuncia il cofondatore del movimento , che sabato a Milano ha dato il là ad una corsa elettorale in solitaria alle politiche e alle regionali, dove il candidato alla presidenza uscito dalle primarie interne è l’imprenditore , fuoriuscito dalla Lega nel ‘97.


Salvini ufficializza quello che è nell’aria da qualche anno. Non mi stupisce, la Lega ha preso un’altra strada: per rimanere coerenti con i nostri principi non si può stare nella Lega. Per tutti noi il Nord non è un autobus da cui si sale e si scende a piacimento, da mettere e togliere nel simbolo elettorale a seconda delle convenienze.

Noi abbiamo già raccolto migliaia di adesioni, ma non mi aspetto particolari sommovimenti, perché chi ricopre cariche rischierebbe di perdere il posto. Ma nemmeno mi interessano, perché noi guardiamo all’elettorato della Lega anni ‘90, che in gran parte ormai non vota più Lega.


Ha chiamato anche sabato per spronarci ad andare avanti. Ha già dichiarato che la cosa non gli dà fastidio, anche se probabilmente rimarrà nella Lega. Rispetto la sua decisione, anche se viene trattato in maniera scorretta. Per la figura che è, ad esempio, non dargli la parola a Pontida è uno schiaffo che non merita.

Anche a quelli che non hanno votato, tanti che hanno visto in questo referendum un atto propagandistico un po’ tardivo. Avrebbe avuto senso farlo dopo uno scontro con il governo sull’autonomia, invece Maroni va a parlarci insieme all’Emilia Romagna che non ha fatto il referendum.

Per noi non c’è solo un discorso di autonomia, ma anche di economia. La Lega, nata come movimento liberista e federalista, è finita per essere statalista e sovranista, il contrario dei suoi principi originari. Ma è oggettivo: infatti noi non facciamo Grande Nord per dare fastidio alla Lega, ma perché riteniamo giusto proseguire le nostre battaglie.


Con la Lega delle origini, quella che voleva il federalismo, in quanto Stato leggero. Perché non si tratta di spostare le tasse da Roma a Milano, ma di pagarne meno. Rivendicando competenze come la scuola, la cui autonomia si potrebbe ottenere a Costituzione vigente ma la Regione non lo fa. Pensiamo alla nomina degli insegnanti i ruolo, che a fine ottobre non c’è ancora, con i ragazzi sottoposti a cambi assurdi nelle classi, piuttosto che quest’altra assurdità romana dell’obbligo di andare a prendere i ragazzi a scuola. Decisioni che avrebbe già potuto prendere la Lombardia, per parlare di cose concrete.


C’è una legge elettorale assurda che non consentirà di scegliere, fatta apposta affinché i soliti noti tornino a sedere in Parlamento a dispetto della volontà popolare. Ma siamo convinti di superare la soglia di sbarramento al 3%. Siamo una confederazione che ha aggregato, ad esempio, due movimenti che alle ultime regionali in Veneto hanno preso insieme più del 5%, oppure la lista autonomista di Arrighini che alle ultime provinciali a Brescia aveva fatto due consiglieri.


Se qualche partito dovesse accettare i nostri punti, a partire dalla riduzione dei parlamentari e dei consiglieri regionali ad uno per provincia, perché no? Ma dubito che i politici professione rinuncino a se stessi, perché poi dovrebbero andare a lavorare. Sarà molto difficile.