La Lega Nord deve rinascere. Sia a livello locale che a livello nazionale. Perché l’era salviniana, nonostante la grande copertura mediatica, appare troppo superficiale e priva di effettive basi programmatiche per lo sviluppo del movimento. Questa debolezza emerge in vista del raduno di Pontida, che si svolgerà sul “sacro suolo” del giuramento della Lega Lombarda, ma che ormai è stato spogliato completamente del proprio originario significato.
La Lega di Umberto Bossi che aveva iniziato a riunirsi a Pontida era infatti un partito che aveva nel proprio programma politico innanzitutto l’autonomia. Oggi il Carroccio punta ad allargare il consenso a livello nazionale, cercando di sfondare al Sud. E non sono mancate le polemiche, proprio in vista di Pontida, per il fatto che per la prima volta potrebbero arrivare al raduno anche esponenti “salviniani” del Sud Italia. Con tanto di bandiere tricolori. Un fatto che ha scatenato le ire dei leghisti della prima ora, che soprattutto sui social network si sono sfogati, esprimendo la propria contrarietà a quella che possiamo definire una “italianizzazione” della Lega Nord.
In un momento politico critico come questo c’è invece chi cerca di tenere la barra a dritta e, stando fuori dalle polemiche, continua a lavorare per costruire il futuro del movimento.
E Varese nel futuro programmatico del Carroccio continua a contare, grazie all’impegno della base giovanile. Sono infatti i Giovani Padani del Varesotto a rappresentare la forza motrice più importante sulla quale il partito possa contare.
Sabato 17 settembre, il giorno prima del raduno, si svolgerà, sempre a Pontida, il congresso federale dei Giovani Padani.
Dove Varese sarà protagonista del dibattito legato alla fas programmatica grazie consenso, avendo perso quello tradizionale, e vedendo come a destra si sia liberato lo spazio prima occupato da partiti scomparsi, come Alleanza Nazionale, sta cavalcando
«Da Pontida mi aspetto molto – dice Davide Quadri, coordinatore provinciale dei Giovani Padani del Varesotto – lì si detta l’agenda del movimento, E faremo il punto sulle prossime battaglie».
Per quanto riguarda il congresso giovanile, il gruppo di Varese ha portato come contributo una relazione sulla politica estera.
«Ormai il mondo è cambiato e bisogna muoversi tenendo conto della nuova situazione geopolitica – continua Quadri – la cosa chiara è che bisogna lottare contro la globalizzazione, per salvaguardare le istanze dei popoli. In questo senso occorre muoversi e dare il proprio apporto». E per quanto riguarda il tema che sta scaldando il dibattito, ovvero se nella Lega salviniana ci sia ancora spazio per l’autonomismo: «Ha uno uno spazio enorme, le forze autonomiste ed indipendentiste non sono venute meno. Lo dimostrano il caso del Veneto e della battaglia per il referendum. Così come la vittoria di Maroni in Lombardia, che è stata ottenuta proprio sulle tematiche legate all’autonomia».
Il congresso avrà come titolo “Qualcuno dice Nord”. E già questo rappresenta un chiaro segnale. «Del resto, come dimostra il caso del referendum costituzionale, la Lega è l’unica forza che al momento si sta battendo in maniera chiara contro la riforma, che eliminerebbe le poche autonomie ottenute».
Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Angei, che ricopre il ruolo di coordinatore nazionale Scuole.
«Di sicuro c’è ancora un grande spazio per l’autonomismo. Ma va ricontestualizzato. Se negli anni Novanta si parlava di secessione, oggi bisogna riadattare il tema al 2016 e alla situazione politica che stiamo vivendo. Occorre puntare sulle rivendicazioni autonomiste dei territori. Ad esempio ricordando che la Lombardia ha un residuo fiscale di circa 54 miliardi l’anno, che vengono annualmente “mangiati” da Roma. E questo è un argomento che non interessa solo gli elettori della Lega Nord, ma tutti i cittadini lombardi».
In ogni caso, la battaglia per l’autonomia non è tramontata. Anzi, rimane l’obiettivo finale.
«La linea è chiara – dice Angei – il partito si chiama Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Tante persone ci credono e il segretario federale e tutti i dirigenti devono perseguire questo obiettivo. Poi, diverse sono le forme per raggiungere la meta, che sia una forte autonomia o l’indipendenza, quello che conta è portare avanti le istanze per la nostra gente.