«La Lega ha cacciato me per salvarsi la faccia»

VARESE Nella guerra interna alla Lega, finiscono per essere “sacrificati” i militanti. Così, dopo che i vertici del movimento, a partire da Roberto Maroni, avevano annunciato che non ci sarebbero stati ripensamenti sulle espulsioni, i big non sembrano subire ripercussioni. Ma i militanti di base sì. 
Come è successo a Maurizio Bernasconi, avvocato varesino iscritto (almeno fino a lunedì) alla sezione del capoluogo, e consigliere comunale a Morazzone (comune guidato dal segretario provinciale Matteo Bianchi).

Dal 2003 al 2006 è stato anche consigliere al ministero del Welfare, durante il mandato di Maroni. 

La sua “colpa” sarebbe avere espresso dissenso verso la linea maroniana del partito su Facebook. Il diretto interessato, tuttavia, non sarebbe stato nemmeno informato. «Ho appreso della mia presunta espulsione dal vostro giornale – dice – La cosa che mi sembra gravissima non è tanto l’espulsione in sé ma la mancanza di qualsivoglia comunicazione da parte di chichessia. Ritengo di essere stato il capro espiatorio immolato, da benemerito sconosciuto, per salvare la faccia sulle tanto paventate espulsioni su cui poi si è fatto marcia indietro». 
«È molto più facile prendersela con un emerito sconosciuto piuttosto che accanirsi contro personaggi noti – prosegue – Se tutto nasce dalle critiche che qualche volta ho esternato sui social, sono contento di essere stato espulso da un partito in cui la democrazia ed il dibattito non esistono, o peggio fanno paura». E si sfoga: «La mia prima tessera risale al 1988 ed è firmata da Umberto Bossi in persona. Dopo tutti questi anni mi sarei aspettato un trattamento “da uomo”. Ma la cosa non finisce qui, ho ancora qualche sassolino nelle scarpe da togliermi». A quanto risulta, la richiesta di espulsione sarebbe partita proprio per le frasi su Facebook e sarebbe stata proposta dal consiglio nazionale. 

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s.bartolini

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