Aldo Taddeo, imprenditore originario di Solbiate Arno, da poco meno di un mese ha assunto la carica di vicepresidente del Varese Calcio, dopo essersi avvicinato già ad ottobre per aiutare il Settore Giovanile. Insieme a lui, in questa prima intervista “ufficiale”, parliamo del suo impatto con il mondo biancorosso.
Mi trovo bene, lavoro con gente appassionata, pulita, che ha voglia di fare. Ultimamente però non mi stanno piacendo le polemiche attorno alla squadra, che è seconda in classifica e si sta battendo per arrivare in Lega Pro. La società sta agendo sul mercato per rinforzare ogni reparto, credo sia un bel segnale.
Ci credo al 100%. Perché una città importante come questa, sia economicamente che sportivamente, ha sempre avuto delle eccellenze nello sport e deve avere una squadra di calcio di livello adeguato. Noi crediamo nella Lega Pro, ma tutti quanti abbiamo un obiettivo di più ampio respiro, ossia riportare il Varese laddove è partito, e credo che il Varese ce la possa fare.
In questa fase storica la società può ricostruire un ambiente positivo, con un’organizzazione solida ed una squadra forte. Se la città, i tifosi e le istituzioni a lato del Varese ci seguono, torneremo grandi.
No, il progetto stadio lo affronteremo quando sarà il momento opportuno. Dobbiamo prima di tutto dimostrare di essere una squadra solida, poi sono sicuro che le istituzioni saranno al nostro fianco.
Massimo Scodellaro mi ha coinvolto nell’ambito delle giovanili, di cui è team manager. Lui era un mio idolo da ragazzino, quando lui giocava nella Solbiatese ed io facevo il “portaborse”. Mi è sembrata dunque un’opportunità di fare qualcosa di bello, dare una mano ad un ambito del calcio che è pulito. Quindi all’inizio ho voluto entrare in punta di piedi, era un obiettivo iniziale che doveva fermarsi lì.
E invece Paolo Basile è stato bravo a coinvolgermi, a farmi appassionare a questa bandiera. Ho sempre il bisogno di essere più presente nel Varesotto, avendo vissuto molto all’estero. Mi piaceva l’idea di essere più coinvolto e, una volta conosciute le persone, mi sono reso conto ci potesse essere un calcio pulito, fatto solo di passione. Erano undici anni che non mettevo piede in uno stadio, non era facile farmi affezionare.
Per me lo è molto, non intraprendo un progetto se non per portarlo fino in fondo. Il Varese è di tutta la città, è della tifoseria. Ma è anche un’opportunità che va gestita. Ripeto, non amo molto le polemiche e le critiche quando non sono costruttive. Noi siamo gente che ha voglia di fare, di allargare il campo ad altri imprenditori, di portare un ambiente positivo e di far crescere il Varese.