«C’è ancora spazio per l’autonomia nella Lega di Salvini. Un nuovo Nazareno? Forza Italia ci pensi bene, rischierebbe di far implodere le alleanze sul territorio».
Alla vigilia delle primarie di domenica per il segretario federale della Lega Nord, il numero uno del Carroccio in provincia di Varese Matteo Bianchi legge la situazione politica, dal nazionale al locale.
«Amministrative, la sfida decisiva è Tradate. Varese? Sconfitta che brucia ancora. Una lezione: dobbiamo essere più vicini alla gente comune».
Per i militanti della provincia di Varese si vota a Varese, domenica dalle 9 alle 18 in piazza Podestà, direttamente in sede. I militanti aventi diritto sono 770, l’invito a tutti è a partecipare a questo momento di dibattito interno.
Per ora nella raccolta delle firme ha avuto un ottimo risultato in provincia di Varese, come in Lombardia. Ma il dualismo non è mai malvagio, se porta ad una dialettica propositiva verso le sfide del futuro.
È un congresso propedeutico a quelle scadenze. La segreteria provinciale rimane equidistante tra i due candidati, ma personalmente, da semplice militante di Morazzone, credo che cambiare il segretario alla vigilia di questi importanti appuntamenti sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi. Dopodiché, ogni riflessione è necessaria e doverosa.
Mia opinione, credo sia una visione abbastanza forzata. Sono uno di quelli che ritiene che in Lega non si possa prescindere da autonomia, federalismo, antistatalismo, difesa dell’identità. Si può fare anche nel perimetro delineato dal segretario Salvini? Secondo me sì. E in provincia di Varese, più siamo coesi e più riusciamo a rivendicare posizioni, ideali ovviamente, all’interno di una linea politica del movimento.
Non credo che la Francia possa essere un modello, anche se evidenzierei che Le Pen ha preso il 50% in Corsica, dove l’indipendentismo è marcato, dimostrando che un certo messaggio identitario e antiglobalista si può incanalare in un fronte che esprime istanze autonomiste. Ma per l’Italia i modelli che funzionano sono in Lombardia e in Veneto, le attuali maggioranze che governano con Maroni e Zaia, così come in tanti territori e tanti Comuni.
L’alleanza viene confermata, perché non c’è motivo, oggi, di sviluppare un assetto diverso.
Il problema è nazionale. La nostra preoccupazione è che Berlusconi voglia puntare sul proporzionale, perché partiti in difficoltà come Forza Italia diventano, come – ahimè – nella Prima Repubblica, importanti il giorno dopo il voto, quando nelle segrete stanze si formano le alleanze. L’idea di questo modello di giocare al centro in un Nazareno del 2017-2018, desta parecchia preoccupazione.
Potrebbe averne. Io mi auguro e spero che la legge elettorale e lo schema con cui ci presenteremo agli elettori alle politiche sia chiaro, altrimenti rischiamo di implodere nei governi locali e di disaffezionare ulteriormente elettori già non entusiasti di partecipare alle consultazioni. Se si torna al sistema pre-1994, si fa un favore ai Cinque Stelle.
La battaglia centrale è a Tradate, è lì che si giocano la vittoria e la sconfitta di uno schieramento e dell’altro a livello provinciale.
Con il senno di poi sarebbero capaci tutti di dire che si poteva fare diversamente. Guardiamo oltre. La sconfitta ha bruciato, ovviamente. Quello che bisogna cercare di fare è ricostruire un tessuto di relazioni con la cosiddetta società civile della città. Forse, se bisogna recriminare qualche cosa, negli ultimi anni ci eravamo un po’ staccati dal mondo reale della società varesina, e abbiamo fatto fatica per questo. In questi anni dobbiamo capillarmente far sì che il cittadino comune, l’imprenditore, il commerciante, il pensionato, e tutti coloro che vivono la città, si possano riconoscere nell’azione politica della Lega. Per far questo dobbiamo essere presenti al di fuori dei palazzi, com’è sempre stata la Lega.
Da che pulpito parla di cadreghificio… Vedo un po’ di rancore.